Sebbene l’Italia sia globalmente riconosciuta come patria di eccellenza manifatturiera, quando si parla di abbigliamento la Francia conserva un’allure particolare. La moda è ormai un linguaggio globale, che coinvolge la creatività multiforme e sfaccettata di stilisti provenienti dai quattro angoli del globo, pronti a condire col sapore di terre lontane e con know-how esotici la creatività delle Maison tradizionali.
Proprio questo, la fusione tra una tradizione centenaria (non dimentichiamo l’ossessione fashion della sfortunata regina Marie Antoinette, autentica trend-setter settecentesca) con la moderna tendenza alla multiculturalità (Parigi è una città profondamente multietnica), fa della moda francese un’entità dalla forte personalità, dalla squisita artigianalità e dall’ispirazione variegata.
Dal 1 al 9 marzo Parigi offrirà un virtuale viaggio intorno al mondo, diventerà un bacino di ispirazione globale. Sulle sue passerelle si alterneranno maison storiche francesi quali Chanel (retta dalla ferma mano tedesca di Karl Lagerfeld), Givenchy (un pizzico del nostro paese ad opera di Riccardo Tisci), Saint Laurent (eclettico di formazione e origini Hedi Slimane, di padre tunisino e madre italiana) e veri e propri talenti stranieri, dai vicini di casa belgi Martin Margiela e Dries Van Noten agli elegantissimi giapponesi, Comme des Garçons di Rei Kawakubo, Junya Watanabe e Issey Miyake.
Dal nord Europa si unirà Acne Studios, amatissimo brand svedese dalle forme rigorose e i materiali di altissima qualità, mentre il visionario tedesco di origine giordana Demna Gvasalia, già direttore dell’underground Vetements, presenterà la sua prima collezione alla testa di Balenciaga.
Franco-tedesca con matrigna delle Antille Isabel Marant, fornitrice ufficiale delle parisiennes della Rive-Gauche amanti del vestire bohémien con un tocco etnico, una delle passerelle più attese di ogni Fashion Week parigina.
Nella città simbolo dell’integrazione, la moda internazionale infonde nuovo ossigeno. Non solo cultura del bello, ma simbolo di collaborazione, amicizia e fratellanza. Perché la creatività è un filo rosso che congiunge e preserva quanto c’è di buono nella razza umana.
di Ilaria Diotallevi