Non ci sono più scuse, gennaio si è fatto prepotentemente largo in questo nuovo anno: freddo, neve e novità. Non rimpiangiamo il caldo africano che ogni estate ci soffoca, ma aduliamo l’inverno con sciarpe di lucente seta, capelli sapientemente spettinati e un po’ di rigoroso british style.
Come sempre la moda è il baluardo dei futuri stili vincenti e il primo mese dell’anno, da più di mezzo secolo, ospita il tempio delle novità fashion con le sue avanguardie e i suoi classici, proprio nella città di Firenze: Pitti Immagine. Alla sua 85° edizione si è aperta, come ogni anno, sullo sfondo rassicurante di Fortezza da Basso.
É arcinoto che la moda sia significativamente sbilanciata sull’universo femminile, ma negli ultimi anni gli uomini hanno deciso di fare la differenza, modificando sia il modo di essere che l’abbigliamento, e da lì, neanche per loro è stato più possibile dissociare la vera essenza dal modo di vestire.
Fortunatamente Pitti non è solo Donna, Bimbo o Filati, ma anche Uomo ed entrare dentro la fortezza, in quest’edizione invernale, significa scontrarsi violentemente con lo spirito maschile: moto, distributori di carburante, fango e riders. Il vero spirito viaggia sulle note della musica di altri tempi, che per l’occasione ha deciso anch’essa di smettere i vecchi abiti e indossarne di contemporanei.
Pitti si veste da biker, ma la filosofia degli stilisti “for men” cambia rotta e abbandona l’urban per concedersi alla languida mollezza dello stile inaugurato da un certo Wilde, scrittore e arrendevole degustatore degli agi e del lusso, ma con stile….s’intende!
Stella Jean, fresca designer italo-haitiana, gioca con l’abbigliamento maschile più classico e sul palcoscenico vittoriano risorge lo stile british dandy. Il gentleman da club inglese viene catturato e la sua eleganza d’altri tempi viene addomesticata alla multiculturalità dalle tinte forti e brillanti. L’abitudine viene sovvertita e il solito si mescola all’insolito: Loden e Montgomery vengono sfidati dalla tradizione afro: l’Africa contamina la grigia Great Britain con wax print e solarità estemporanee, dando vita ad un uomo all’avanguardia, ma pur sempre elegante.
Alla stilista emergente si unisce la storica griffe di Massimo Rebecchi che sporca la raffinatezza dandy con un tocco military a stampa camouflage, creando improvvisi cambi di registro e contrasti pieni di luci e ombre. La bohemian jacket, questo il suo nome, rinnova il concetto di giacca classica che perde il rigore severo dello smoking e si lascia andare allo stile casual dandy.
Firenze parla chiaro e a Milano, Corneliani, intende benissimo e si lancia nella ricerca del buon gusto per il nuovo sentire maschile: dandy sì, ma svestito dai tratti prettamente eccentrici e lasciando trasparire un’austerità minimal chic.
di (Diana Pinchi)