La storia di Moncler e del suo presidente Remo Ruffini sono legate da una parola comune: SUCCESSO.
Entrambi, infatti, hanno seguito un percorso segnato dalla continua crescita.
Remo Ruffini per la sua capacità di risollevare le sorti dell’azienda e Moncler per la sua recente entrata in borsa con numeri da capogiro.
La presa di potere dell’attuale Presidente ed Amministratore Delegato, avvenuta nel 2003, ha segnato l’inizio di una nuova era per l’azienda francese, che in quel momento stava attraversando un momento di down. Il piumino icona degli anni ’80, non trovava più spazio negli armadi della gente. Ma le competenze imprenditoriali di Ruffini si sono da subito dimostrate valide, muovendo creativi e fashionisti di tutto il mondo per portare alla rinascita questo capo d’abbigliamento, oggi diffuso in tutto il mondo.
I momenti difficili non sono mancati, ma Remo, uomo tutto d’un pezzo e con in testa un progetto preciso, non ha abbandonato il campo e si è rimesso in gioco con straordinarie nuove idee geniali.
Prima tra tutte ricordiamo l’invenzione del piumino estivo; nel 2008 dopo svariate ricerche e un forte impegno per garantire stile e qualità alla sua affezionata clientela, ha dato vita a questo capo, è il caso di dirlo, leggero come una piuma. Ma l’intuizione, che sicuramente ha guidato l’ex azienda francese verso l’ottimo riscontro che oggi tutti conosciamo, fu principalmente quella del neoproprietario di produrre un capo che fosse adatto sì allo sportivo ma anche all’uomo in giacca e cravatta.
Con la sua determinazione, l’assidua ricerca di stile e creatività e la sua grande passione per l’esclusività dimostrate finora durante la carriera in Moncler, Remo Ruffini si potrebbe quindi definire il GENTLEMAN per eccellenza.
E ne danno prova ancor di più le parole che utilizza in occasione del recente esordio di Moncler a Piazza Affari, evento che lo consacra e lo inserisce di diritto nella lista dei grandi uomini d’affari: «Moncler entra in borsa con rispetto e serietà. Qualcuno direbbe che abbiamo vinto, io dico abbiamo avuto coraggio», sottolineando la sua modestia e la sua classe.
di (Laura Dallera)