Un tempo la moda degli altri paesi rispecchiava il folclore del posto e, secondo la nazionalità dello stilista, ci si vestiva indiano, cinese, giapponese o marocchino. Ora non è più così. A essere esportato non è più il costume folcloristico ma i colori, i ricami, i tessuti, la cultura e l’artigianalità del posto. Il risultato è sempre più vicino alla globalizzazione perché in questo modo gli stilisti degli altri paesi possono creare una moda che rispecchi sia le loro tradizioni sia l’attualità, per cui adatta a sfilare nelle famose capitali come Parigi, Londra, New York e Milano.
Questo “miscuglio etnico”, ovvero melting pot, applicato alla moda è il risultato di un interessante esperimento che lega elementi differenti in un solo capo. Tutto ciò lo possiamo vedere nelle creazioni dell’emergente fashion designer Sabine Ducasse: originaria di Parigi, ha vissuto a Shanghai, in Cina per più di quattro anni, dove ha frequentato la scuola di design della moda.
Nella sua prima, e al momento unica, collezione, chiamata proprio “Melting Pot”, vuole rappresentare la personale esperienza dell’incontro tra oriente e occidente: forme, tecniche e materiali si uniscono creando uno stile davvero innovativo, dove primeggia il colore e lo stile fantasy. Tutte le visioni che Sabine ha dell’est e dell’ovest si fondono insieme e si combinano per evocare l’idea di rinascita, dando nuova identità a semplici pezzi di plastica, fusi per creare abiti. I suoi capi di punta sono le “armature”, realizzate con tessuti non convenzionali, come appunto plastica, gomma e perle che creano un effetto “pixelato”, stile videogame. I divertenti disegni di Sabine sono paradossali: allo stesso tempo sia vintage sia di tendenza, nascono per un oriente al suo primo incontro con l’occidente.
La stilista francese non crea solo abiti, ma anche occhiali e coprispalle rigidi e psichedelici che non sembrano pensati per i nostri tempi ma per un lontano futuro. I vivaci accessori rendono ancora più stravagante ed eccentrica la variopinta collezione di Sabine Ducasse, che lei stessa ama definire un “melting pot-insalateria”.
Mixare nella moda è sicuramente molto interessante e intrigante ma può rivelarsi anche rischioso. Bisogna riprendere solo alcuni elementi della storia e dargli un’interpretazione nuova e occidentale altrimenti si rischia di ottenere un risultato forzato e qualunquista.
(di Valentina Sorrenti)