Schiaparelli Haute Couture A/I 20-21
Per poter compiere l’impossibile dobbiamo saper vedere l’invisibile. Più che un aforisma motivazionale, una vera e propria dichiarazione programmatica che pare sottendere l’ultima collezione Haute Couture di Schiaparelli.
In un momento storico in cui la moda è costretta ad un brusco arresto, il direttore creativo Daniel Roseberry ribalta il modo di concepire la messa in scena di una collezione: il bozzetto al posto del capo sartoriale, la mano del creativo al posto della falcata della modella. L’immaginazione al posto della realtà. Nasce così la Collection Imaginaire, la collezione immaginaria di Schiaparelli Haute Couture Autunno/Inverno 2020-21.
Un cortometraggio per rivoluzionare l’Haute Couture digitale
A luglio 2020 non cambia soltanto la modalità di presentare le sfilate di Alta Moda da Parigi, portate interamente in digitale. Cambiano anche i temi, i tempi, gli schemi. Perché se non si può più contare sulla forza degli abiti in tutta la loro esuberante fisicità, bisogna trovare un altro modo per far erompere il sogno e la magia dell’Haute Couture.
A fare da apripista a questa rivoluzione è Schiaparelli, e forse non è un caso. Da sempre legata al mondo del surreale e dell’onirico, la Maison di place Vendôme ha più volte portato in passerella creazioni stupefacenti, volutamente in rottura coi canoni del quotidiano, e per questo in grado di far sognare. Ed in un momento in cui il mondo reale si ferma, è proprio il sogno che ci salva.
In un cortometraggio di poco più di 3 minuti, Schiaparelli ci conduce nella mente e nel sogno di Daniel Roseberry. Bloccato a Manhattan dalla pandemia, lo stilista riscopre una metropoli incredibilmente quieta, immersa in un’atmosfera sospesa dove pare che tutto possa accadere. Ed infatti tutto accade: solo su una panchina a Washington Square Park, il direttore creativo fa correre veloce la mano sui fogli e riversa tutto il suo potere immaginifico in bozzetti e disegni che, forse, un giorno diverranno splendidi abiti reali.
In atto ci sono una serie di paradossi: dallo sfondo di New York e Manhattan, sinonimo di caos e movimento nell’immaginario collettivo e che qui si trasforma in una culla di tranquillità e riflessione, ai disegni stessi, che pure incompiuti riescono ad evocare lo stile più puro e verace di Schiaparelli. Sì, perché su carta il sovvertimento del reale tanto caro a Elsa Schiaparelli non conosce più confini.
Il sogno dell’Alta Moda di Schiaparelli
Ecco allora che i volumi si gonfiano, sono quasi esagerati, ma mantenendo pur sempre la cifra stilistica dell’eleganza “shock” di Schiaparelli. Gran parte dell’enfasi si concentra sulle spalle, come a voler rimarcare il potere della figura di emergere e farsi forza in un momento buio: dagli spallini geometrici che ricordano gli anni ‘80 a monospalla che fuoriescono come cascate vaporose da bustini attillati, fino a veri e propri drappeggi opulenti da diva di altri tempi.
Senza limiti imposti, l’immaginazione di Roseberry ci porta in un mondo di giacche tempestate di cristalli, di abiti con scolli vertiginosi ricoperti di perline e ricami fatti a mano, di sete e catene d’oro, di velluti e satin che si gonfiano in gonne a paracadute. C’è largo spazio anche al gusto del bizzarro e del simbolico tanto caro alla fondatrice della Maison: la finta pelle può ripiegarsi su se stessa fino ad assomigliare al manto di un cane Shar Pei, il bordo delle giacche diventa un metro da sarta, mentre il confine fra cappello, acconciatura e accessorio diventa labile, coi copricapi che somigliano quando a scarpe, quando a becchi d’uccello.
Importanti e imponenti anche i bijoux: da enormi orecchini a S e a forma di lucchetto che gridano già al must-have di stagione a collane di cristalli Art Deco con motivo a coste, fino a guanti da opera ricoperti di dettagli dorati che ben si sposano a succinti corpetti sempre in oro.
L’Haute Couture A/I 20-21 di Schiaparelli è dunque sì un inno all’immaginazione, ma ciò che trasmette davvero è la volontà viscerale di trasformare il sogno in realtà. Nelle parole dello stesso Daniel Roseberry: “L’immaginazione e i sogni possono essere profondi, ma lo sono ancora di più quando ci guidano all’azione. Se non si mettessero in pratica i nostri sogni, a queste astrazioni sarebbe negato il loro potere supremo”.
di Martina Faralli