La moda che entra nella storia del mondo. E che da essa si fa influenzare. Fra le maison che, nei decenni, hanno più incarnato lo zeitgeist di un’epoca e di un popolo c’è sicuramente Schiaparelli. A distanza di più di 90 anni dalla sua fondazione, la casa di moda parigina ci tiene ancora a ricordare la grande influenza data e ricevuta dal mondo dell’arte e della cultura in generale. E lo fa con il progetto Schiaparelli Story, il cui primo capitolo, Story #1, si apre in concomitanza con due eventi che intrecciano passato, presente e futuro.
Da un lato c’è infatti l’apertura della nuova Boutique-Salon di Place Vendome 21 a Parigi, un luogo deputato a scambi e collaborazioni con artisti della contemporaneità. Dall’altro c’è invece una mostra al MUDEC, il Museo delle Culture di Milano, contenente proprio un frammento iconico della storia di Schiaparelli.
Story #1: Schiaparelli X Man Ray
Surrealismo, bianco e nero, frasi-manifesto. Sono questi gli ingredienti di quel cocktail fantasmagorico che risulta dal miscelare le silhouette di Elsa Schiaparelli con il genio del fotografo e artista dadaista Man Ray. Schiaparelli Story si apre con una collezione Prêt-à-Couture e accessori che omaggia l’amicizia fra due figure che hanno fatto, ognuna a suo modo, la storia degli anni ’30. Un intersecarsi di motivi ricorrenti e di grande riconoscibilità, ma anche un’esplorazione di come le glorie artistiche del passato possano essere catapultate nella nostra epoca.
Ecco dunque che l’allure sornione di Schiaparelli gioca a frammentare e moltiplicare gli stilemi di Man Ray. Dall’occhio piangente che si ritrova ingigantito su t-shirt e accessori alle figure dell’opera The World – Electricity (1931) che divengono la tela per realizzare abiti e cappotti; fino ad arrivare alle bordature di gonne e camicie, spesse fasce che recano gli statements “Stop, Look and Listen” di Schiaparelli e “Disinteressato, ma non Indifferente” di Man Ray.
In puro stile Dada, le immagini del fotografo sono replicate, accostate e sminuzzate fino quasi a perdere di senso, riacquisendolo però quando le si interpreta come stampa camouflage di un abito in crepe di seta. Non mancano poi i colori sorprendenti, abbacinanti quanto le labbra fluttuanti dell’opera All’ora dell’osservatorio: gli amanti (1932-1934). Rosa shocking e rosso carminio si riversano su camicette adornate da fiocchi colossali e gonne plissettate, fuochi d’artificio in una collezione che ricorda un’elegante notte stellata.
L’oggetto-icona: la borsa Secret
In questa esplorazione della riconoscibilità e dei simboli che rendono grande una artista, non può certo mancare l’oggetto-icona. In Story #1 è la borsa Secret, forma essenziale da tracolla multitasche ma con un’anima che si manifesta nei dettagli sorprendenti. Primo fra tutti: la stampa delle sopracitate labbra di Man Ray, con l’espressione ineffabile che pare alludere a quei segreti della borsa di una donna che riecheggiano anche nel nome del capo.
A rievocare i simbolismi tanto cari ad Elsa Schiaparelli c’è poi la fibbia a lucchetto. Quello stesso lucchetto da sempre presente nelle collezioni della Maison, e che ancora riecheggia la voglia di non mostrare, di tenere per sé ciò che è privato, facendo nascere la curiosità in chi ci incontra. Un po’ come ad incuriosire sono i richiami esoterici di ogni lavoro della couturier, qui rappresentati dal numero 4 usato come portafortuna: 4 lati della borsa, 4 incisioni metalliche, 4 cerchi sulla i finale, 4 cuciture in tinta shocking pink, 4 lati per la fibbia cilindrica, 4 colori tra cui scegliere (nero, oro, panna e rosa shocking).
Elsa Schiaparelli e i Capitani Coraggiosi del MUDEC
Fra scienza e esoterismo, fra arte e storia, ma sempre guardando e omaggiando le grandi figure del proprio tempo. È questo il percorso che ha portato Schiaparelli ad essere presente con un proprio capo al MUDEC per la mostra Capitani Coraggiosi. L’avventura umana della scoperta (1906 – 1990), visitabile fino al 10 febbraio 2019.
Il tema è quello delle grandi avventure esplorative dal ‘900 ad oggi, e si dipana attraverso 5 sezioni che, tramite un allestimento multimediale fortemente immersivo, fanno ripercorrere i grandi passi degli italiani alla conquista di terra, cielo e mare in ogni loro declinazione. Si passa infatti dalle storie dei primi cartografi e geografi alle incursioni della tecnologia fino ad arrivare a Google Maps. Ci si eleva con la prima scalata nostrana del K2 e si sprofonda nei meandri della terra con l’“Alpinismo sotterraneo” del Gruppo Grotte Milano. Si solcano i cieli in su, sempre più in su, dal pallone aerostatico di Celestino Usuelli fino alle visioni spaziali i Paolo Nespoli e alle prospettive future di fisica e geografia.
La giacca Zodiac e lo zio Giovanni Schiaparelli
Ed è proprio qui, fra gli astri, che si colloca Schiaparelli insieme ad un suo capo leggendario. È la giacca Zodiac, creata per la collezione Astrology del 1938 e oggi rieditata con un taglio moderno, ma ancora ricca di quel fascino che viene solo dall’ammirazione delle stelle. Un capo creato per rendere omaggio ad un’altra figura fondamentale per Elsa: lo zio Giovanni Schiaparelli, il rinomato astronomo che nella mostra trova il suo posto per la scoperta dei canali di Marte.
Le galassie di perline “caviale”, i pianeti oro e argento, le mezzelune, le comete di strass turchesi e le stelle cadenti: tutto rimanda all’universo fantasticato da una bimba che guarda lavorare un grande uomo e un grande zio. Quello zio che scherza dicendole che le voglie che ha sulla guancia rappresentano la costellazione dell’Orsa Maggiore. Ed è proprio quella costellazione che viene ricamata sulla spallina di Zodiac, omaggio stellare che costituisce un capitolo intramontabile di questa Schiaparelli Story.
di Martina Faralli