Ogni collezione pensata da Antonio Marras parte da un racconto, da una serie di tasselli che poi, messi insieme, costituiscono un mosaico che si incastra perfettamente con l’ideologia e la filosofia che si celano dietro la mente e l’anima di uno stilista del suo calibro. Durante la conversazione tra Antonio Marras e lo storico e critico d’arte Vincenzo Trione all’interno della Galleria Campari il 20 marzo, protagonista indiscussa è stata l’arte, capace di influenzare i percorsi personali e lavorativi di Marras, che attinge continuamente a quel mondo per creare quante più connessioni possibili.
Stimoli sempre diversificati, espressi di volta in volta attraverso mondi differenti, spaziando tra arti figurative, letteratura, teatro, cinema (una delle sue più grandi passioni), poesia, danza, con lo scopo di unire il mondo della moda a qualcosa che viaggia su un binario parallelo senza mai allontanarsene del tutto. La sfilata è per Marras l’occasione giusta per portare agli occhi del pubblico, e quindi nella loro quotidianità, la sua personale concezione di arte. Restituire, anzi, donare una sorta di quotidianità all’arte è anche lo scopo che Trione ha rintracciato nella street art, forma d’arte unica nel suo genere, svincolata da qualsiasi artificio, in grado di arrivare dappertutto attraverso una sorta di estetizzazione del mondo e di democratizzazione artistica.
Antonio Marras ha curato diverse mostre e di diverse ne è stato protagonista: l’ultima, esposta alla Triennale di Milano nel 2016, ha voluto ripercorrere la storia artistica dello stilista, che ha portato alla luce circa 500 opere mai esposte prima mettendosi così a nudo, facendosi scoprire dal pubblico in un’esperienza totalizzante che poneva l’accento sul suo io più intimo e segreto. Una mostra quindi senza abiti, ma dalla fortissima autonomia artistica che si è distaccata a pieno da quel sistema moda che Marras ammette di non aver ancora capito; a tal proposito, Vincenzo Trione interviene affermando che la moda non deve cercare la legittimazione museale in quanto non ha senso rincorrere un pareggiamento con l’arte, poiché la moda è nobile di suo e pertanto è in grado di affermarsi con una propria autonomia.
I grandi maestri del mondo artistico a cui Antonio Marras ha guardato nel corso degli anni sono molteplici: Pina Bausch, Tadeusz Kantor, Maria Lai, Carol Rama, Lea Vergine, ognuno dei quali ha segnato la sua esistenza trasferendo in lui notevoli influenze artistiche, ma non solo. Marras ha concluso la conversazione ribadendo la sua volontà di continuare a rincorrere stimoli continui e di combattere la noia preferendo l’eccesso alla banalità.
di Federica Senatore