C’erano una volta gli shorts, comunemente chiamati pantaloncini, e ci sono ancora, ma con fattezze e tendenze trasformate, instancabilmente rivoluzionarie o nostalgiche, sicuramente molteplici e variopinte.
Paradossalmente, un capo per definizione così corto sfoggia una lunga e colorita storia che, nonostante la leggerezza dell’indumento, ha riscaldato gli animi di molti.
Utilizzati tra il diciannovesimo e il ventesimo secolo dai maschietti in età pre-scolare e adolescenziale, gli shorts vissero la grande svolta nel 1933 quando li indossò “scandalosamente”, per la prima volta, la tennista Alice Marble, durante un match a San Francisco. Da divisa sportiva e scolastica, gli shorts divennero segno di emancipazione: negli anni ’50 spregiudicati e sensuali, strettamente legati all’immagine delle pin-up, negli anni ’60 prediletti dalle splendide donne del jet-set e negli anni ’70 trasgressivi e superlativamente corti. Fu infatti in questo decennio che Women’s Wear Daily coniò la parola hot pants, definendo quei pantaloncini che centimetro dopo centimetro erano diventati poco più lunghi delle culotte.
Gli anni ’80 e ’90 videro una presenza più timida degli shorts, fino a quando nel 2000 Kylie Minogue rilanciò il trend indossandone un paio dorati nel video di Spinning Around.
Che siano bermuda, pantaloni alla zuava, shorts o hot pants, i pantaloncini solcano ancora, testardi e orgogliosi, le passerelle della haute couture 2012, in tutte le loro varianti.
I bermuda al ginocchio di Max Mara diventano minimal e rubano i colori al deserto, intervallati dal total black e dal verde menta; gli shorts di Hermes ripropongono il tema del viaggio in perfetto look da esploratrice, accanto a bermuda in stile orientale o in completo coloniale; i cortissimi “short shorts” sfilano invece con Versace. Sono solo alcuni dei nomi d’alta moda che hanno puntato su questo capo per la loro collezione estiva, che, poliedrico e intramontabile, continua a incorniciare le gambe di migliaia di donne di alto rango e stile.
(di Laura Pampolini)