Una lunga storia d’amore quella tra il teatro e la moda, che ancora oggi regala grandi emozioni. Mai come nel teatro l’abito deve fare il monaco. Un costume teatrale ben riuscito non sarà quello curato nei dettagli o perfetto nella vestibilità; ma quello che nei suoi colori e nelle sue forme contenga tutte le caratteristiche del personaggio che dovrà interpretare chi lo indossa. Siamo tutti un po’ attori in questa vita e l’abito ci aiuta a recitare le nostre parti o maschere, come diceva Pirandello.
Il teatro: una location perfetta
I mondi del teatro e della moda hanno sempre comunicato tra loro, ma mai come adesso. Contrapponendosi alla storicità dell’opera messa in scena, sono state utilizzate fogge più moderne, vere opere contemporanee messe poi anche in vendita. Molti designer utilizzano musica e danza per rendere ancor più unici i loro fashion show. O rubano le location come da vent’anni la maison Laura Biagiotti, ormai diretta dalla figlia Lavinia, sfilando al Piccolo Teatro di Milano. O le prendono in prestito come Antonio Marras, che mise in scena una performance felliniana al Teatro Lirico di Milano per presentare la SS 18 appena trascorsa. Il suo amore per il teatro culminerà questo novembre nella sua amata Cagliari; con la sua prima regia per lo spettacolo Mio cuore sto soffrendo, cosa posso fare per te?, richiamando Rita Pavone.
Fashion show = Performance
Altro amante nostrano del teatro si è rivelato l’irriverente e creativo Alessandro Michele. Ha incantato Parigi facendo sfilare la sua estetica a suon di Maria Callas e suoni di clacson presso il Theatre Le Palace, concludendo il ciclo di collezioni realizzate in onore alla Francia per Gucci. L’Italia alla conquista della Francia anche per merito di Maria Grazia Chiuri, che a capo di Dior collabora con la coreografa Sharon Eyal. Le modelle sfilano, confondendosi con le ballerine, indossando i nuovi capi super femminili ispirati alla danza per la SS 19, sotto una pioggia di petali.
Scegliere un vestito è come scegliere il personaggio, o l’occasione, che vogliamo interpretare o vivere. Può giocare a favore dell’acquisto quella immedesimazione di cui parla il metodo Stanislavskij. Alla base della recitazione si pone la ricerca di affinità psicologica tra personaggio e attore. Alla base dell’acquisto potrebbe porsi invece un ricordo o un’emozione, perché in fondo “cosa mi metto oggi” è anche un po’ “chi voglio essere oggi”?
di Pamela Romano