Il mondo retrò e pieno di fascino degli anni Venti e Trenta torna in vita: corsetti, lustrini, boa di struzzo, autoreggenti, copricapo e bretelle dominano nuovamente la scena. Si tratta del Burlesque, di un balzo indietro nel tempo, nell’Inghilterra vittoriana e nell’America di inizio secolo, in cui si diffuse un genere di spettacolo simile al vaudeville (varietà), basato sulla parodia del mondo upper-class degli aristocratici e dei ricchi industriali. Inizialmente rivolte alle classi popolari, le esibizioni ebbero successo grazie all’introduzione dello streaptease. Bollate duramente dalla stampa come immorali e in qualche caso addirittura proibite dalla legge, le esibizioni diventarono sempre meno caste e sempre più popolari. La rinascita dell’interesse verso questa cultura si ebbe negli anni ’90, grazie all’apertura, in California, di un museo in cui si raccoglievano materiali inerenti al Burlesque.
Dalla cocktail generation in poi gli spettacoli burlesque tornano a calcare la scena, alleggeriti del contenuto
di critica sociale e molto autoironici. Si tratta di puro intrattenimento ludico, dell’esibizione di un mondo
femminile intrigante e disinibito. Oltre ad eventi a tema, questa moda dà vita ad un vero e proprio lifestyle.
Il motivo di questo successo? In un’epoca in cui l’eros è sempre più ridotto a mera mostra di arida nudità, è fondamentale tornare a stuzzicare l’immaginazione con la fantasia, per affermare con forza la propria espressività.
Federica Livio