Ultima notizia dal mondo del fashion: ad oggi, la moda è eco. Forse non tutti sanno che l’industria tessile si aggiudica il secondo posto nella classifica delle attività più inquinanti al mondo, seconda solo a quella del petrolio.
Vi siete mai chiesti cosa ci sia dietro ad ogni asola, bottone, ad ogni perlina o sfumatura di un paio di blue jeans? Basti pensare ai vari processi, come la tintura, la stampa, il fissaggio e a quante tonnellate di acqua necessitano quotidianamente le centinaia di aziende; il risultato, in termine di danni ambientali, è spaventoso. Il problema principale è il vivere in un’epoca in cui la moda è “fast”: acquistiamo un capo velocemente, per poi gettarlo dopo appena un anno.
Proprio per questo, le industrie big del lusso non sono rimaste a guardare, e da tempo si confrontano con il tema della sostenibilità per garantire il benessere dei dipendenti ed il controllo sulle materie prime per evitare danni ambientali. L’Italia, in quanto capofila come produttrice di beni di lusso in Europa, deve dimostrare il proprio impegno verso una moda sincera ed etica.
La Camera della Moda Italiana, affiancata da Livia Firth, madrina della serata, ambientalista e fondatrice di Eco-Age, ha intrapreso un cammino al fine di ridurre l’impatto inquinante dando il via alla prima edizione del The Green Carpet Fashion Awards, considerato il primo Oscar mondiale dell’eco-luxury, che si terrà il 24 settembre presso la Scala di Milano.
Cinque giovani, scelti tra dieci semifinalisti, avranno la possibilità di presentare un loro abito che esalti il Made in Italy dal punto di vista manifatturiero, ma che rispetti i valori ambientali. Il vincitore sarà decretato da una giuria esperta ed accompagnato sul palco da esponenti del fashion world come Giorgio Armani, Fendi, Valentino, Gucci e Prada (solo per citarne alcuni).
L’attenzione verso questo tema è davvero importante, e sono ormai molti gli stilisti che danno vita a creazioni “responsabili”: Stella McCartney, pioniera della moda cruelty-free, Brunello Cucinelli, Ermenegildo Zegna, Armani, che ha (finalmente) abolito le pellicce di origine animale. L’eco sensibilità si riscontra anche nel mondo della gioielleria, dove Chopard e Bulgari, sotto la guida dei presidenti e direttori artistici, sono impegnati nella ricerca dell’oro raccolto in miniere con standard di sostenibilità.
Quintessenza del sostenibile è sicuramente il vintage, il riutilizzo dei capi. La grande piattaforma digitale Vestiaire Collective, ad esempio, in cui è possibile rivendere gli abiti griffati, ha inaugurato un canale dell’uso; H&M, con la sua iniziativa World Recycle Week (che prevedeva la rinascita delle fibre di vecchi tessuti sotto forma di nuovi capi), in una settimana ha raccolto 1.000 tonnellate di indumenti smessi.
Dunque, la strada è indubbiamente ripida, ma non impossibile da percorrere; la ricerca e la scoperta sono sicuramente i capisaldi di questa iniziativa moralmente giusta. E’ importante ricordare che la moda non è usa e getta, e il fashion system è fatto di persone.
di Fabrizia Cipolletta