Non ci si stancherebbe mai dei panorami delle Cinque Terre. La macchia mediterranea cala a picco sul mare, verde e blu si incontrano facendo trionfare la natura e lasciando poco spazio all’insediamento umano. Eppure qui l’uomo vive da secoli, sussistendo grazie alla capacità di entrare in sinergia con l’ambiente, spesso ostico, di questi luoghi.
È proprio per preservare questo connubio fra artefatto umano e potenza naturale che la Fondazione Zegna e il FAI si sono uniti. L’obbiettivo: ristrutturare ed aprire al pubblico il podere di Case Lovara a Punta Mesco, un tempo unico insediamento sul sentiero che collega Levanto e Monterosso.
La bellezza del paesaggio circostante non è il solo fiore all’occhiello del progetto di Case Lovara. Il fine ultimo è quello di lanciare un modello di sostenibilità che possa essere riproposto sull’intero territorio. I tre edifici principali del podere, Casa Rossa, Casa Bianca e Casa Nuova, sono infatti stati pensati in fase di riprogettazione per godere della maggiore autonomia energetica possibile, oltre che per divenire un punto agri-turistico di riferimento per i viaggiatori della zona.
Dall’immagazzinamento dell’acqua piovana ai pannelli fotovoltaici e solari termici, dall’agricoltura biodinamica all’apicoltura: l’esperienza a Case Lovara fa da anello di congiunzione fra le antiche tradizioni contadine e le più avanzate tecnologie per la salvaguardia ambientale.
Collaborare con la Fondazione Zegna è ormai una garanzia per il FAI: insieme curano il parco dell’Oasi Zegna, nelle Alpi Biellesi, vero e proprio simbolo del “pensiero verde” del fondatore Ermenegildo. Dal 2003 hanno poi co-partecipato alla salvaguardia di molti altri beni nazionali come Villa Della Porta Bozzolo a Varese, il Castello di Masino vicino a Torino e il Bosco di San Francesco ad Assisi.
Quello di Case Lovara a Punta Mesco “è un progetto visionario con tre anime – ha spiegato Anna Zegna, presidente della Fondazione – La prima è la capacità di guardare lontano nel tempo, oltre l’oggi, con l’obiettivo di realizzare qualcosa di bello non solo per noi ma anche e soprattutto per le prossime generazioni. La seconda è il coraggio, lo stesso che ha animato il cuore di mio nonno Ermenegildo quando, negli anni ’30, decise di costruire la Panoramica Zegna a Trivero. Se non avesse proseguito con decisione contro lo scetticismo generale, oggi quel territorio sarebbe abbandonato. La terza è la collaborazione, parola chiave quando tanti attori si ritrovano a lavorare insieme per raggiungere un fine comune, per prima la comunità delle Cinque Terre”.
di Martina Faralli