Artista poliedrico e designer innovativo, Matteo Ragni è entrato nel panorama mondiale del design, grazie alle collaborazioni con grandi nomi, tra cui Piquadro, Bialetti, Guzzini, Poltrona Frau, Danese, Gavazza e molti altri.
Laureato al Politecnico di Milano in Architettura, ha vinto nel 2001 il Compasso d’Oro ADI insieme a Giulio Iacchetti con ‘Moscardino’, posata multiuso biodegradabile, ora nella Collezione Permanente al MOMA di New York. All’attività di designer affianca quella di docente presso diverse università italiane ed internazionali.
Matteo, come è nato il primo progetto? Da un’esigenza o da un’idea creativa?
Si dice che il bisogno aguzzi l’ingegno…e, in effetti, il mio primo prodotto, un leggio pieghevole, è nato per mio uso e consumo quando, 22enne studente di architettura, passavo parecchio tempo “chino” sui libri. Un leggio non è proprio quello che si può definire un oggetto indispensabile, ma è nato da una spinta creativa per risolvere un problema, cosa che dovrebbe essere l’essenza del design.
Per te cos’è il design: ironia, gioco o emozione o ispirazione?
Direi tutte e quattro….e aggiungerei ragione e buon senso.
Qual è il confine tra design e arte?
E’ un confine molto vago e mutevole, come può essere quello tracciato sul mare…piuttosto osmotico….l’acqua delle correnti ci può portare da una parte e dall’altra.
In che direzione sta andando il design: c’è un progetto che ti ha particolarmente colpito ultimamente?
Dovrebbe andare dove vanno i bisogni delle persone….spesso anticipandoli…..a volte però penso che il design debba stare fermo per farci muovere tutti verso oggetti più onesti.
Qual è per te il miglior oggetto di design degli ultimi 25 anni?
Senza dubbio l’ I-pad!
Come riesci a lavorare per diversi marchi, dalla Campari a Poltrona Frau, mantenendo sempre il tuo modo di lavorare e rispettando al tempo stesso l’anima dell’azienda?
Cercando di lavorare per il bene dei miei clienti prima che per appagare il mio ego.
Hai avuto varie esperienze d’insegnamento. Come ti rapporti con i tuoi allievi?
Gli allievi sono dei piccoli maestri, mi insegnano a capire dove stiamo andando e per chi e come possiamo progettare un futuro migliore.
La città come trade union tra convivenza e sopravvivenza urbana: come vivi il rapporto con essa?
Sono nato e vissuto a Milano…non riesco per ora a immaginarmi in un altro luogo, nonostante i pensieri bucolici di una vita campestre con moglie e figli….per ora solo nei periodi di vacanza.
In una città tutto è più compresso e la vita corre più intensamente…o forse questo è ciò che ci hanno insegnato per farci sopportare il pm10?
Stai già lavorando a qualcosa per L’EXPO 2015?
No, non nello specifico, ma in realtà la mia vita professionale è un continuo lavorare per il futuro.
Da un anno per Camparisoda stiamo lavorando ad un progetto che si realizzerà nel 2160….diciamo che da questo punto di vista il 2015 è già ieri .
Terminerei l’intervista con un “propositi o progetti per il futuro”?
Mangiare meno carne, fare più sport, stare di più con la mia famiglia….progettare una barca a vela e una casa su ruote!
Stefania Ugliono