Federico Spinas è uno dei modelli più apprezzati del panorama internazionale. Nato e cresciuto in Sardegna, ha intrapreso il suo percorso nella moda quasi per caso, arrivando però a calcare passerelle prestigiose e a lavorare con i nomi più importanti del settore. Oltre alla carriera, Federico ha una profonda passione per la musica, coltivata fin dall’infanzia, e una visione artistica che lo porta a riflettere non solo sull’estetica, ma anche sull’evoluzione della moda e del suo rapporto con altre discipline creative. Con una mente curiosa e un approccio autentico, Federico Spinas è capace di valorizzare chi lo circonda e di trarre ispirazione dal lavoro degli altri. In questa intervista, ci racconta le sue esperienze, riflessioni e visioni sul futuro della moda e dell’arte.
Hai vissuto l’evoluzione della moda contemporanea da vicino. Secondo te, quali sono gli elementi che definiscono il futuro della moda di lusso? È più importante innovare nei materiali, nelle tecnologie o nelle narrazioni che i brand creano?
Penso che il futuro della moda di lusso vedrà un ritorno alla qualità e alla valorizzazione dei capi, piuttosto che all’hype che ha dominato negli ultimi anni. Abbiamo attraversato un periodo in cui lo streetwear ha rivoluzionato il mercato, trasformando pezzi casual in simboli di alta moda. Ma ora vedo un ritorno alle origini, con i giovani che si ispirano agli anni ’50 e ’60. Credo che l’innovazione nei materiali e nella qualità sarà fondamentale, anche se, almeno per un po’, i brand continueranno a puntare sulla speculazione. Mi auguro che la moda torni a essere più autentica e meno dominata dall’effimero.
Se potessi essere il volto di una campagna innovativa, che messaggio o idea vorresti trasmettere al pubblico?
Non credo che la moda debba sempre avere un messaggio profondo. Per me è prima di tutto estetica, una forma d’arte che può semplicemente evocare emozioni senza dover per forza veicolare un significato. Certo, è importante sostenere cause rilevanti, ma questa costante pressione di associare ogni campagna a un messaggio rischia di penalizzare la parte più creativa e spontanea della moda. Mi piacerebbe vedere un ritorno all’attenzione per la qualità fotografica e per l’aspetto visivo delle campagne, valorizzando non solo le celebrità, ma anche il lavoro di fotografi, stylist e designer che rendono la moda iconica.
Dopo aver debuttato nel mondo della musica con Nike V2, quanto ritieni che il linguaggio musicale e quello della moda si influenzino reciprocamente?
Moda e musica sono da sempre connesse. Basti pensare a Pharrell Williams, che ora è direttore creativo di Louis Vuitton: questo dice tutto. Sono due mondi che si alimentano a vicenda, quasi come due facce della stessa medaglia. La musica influenza lo stile e viceversa, creando un dialogo continuo che arricchisce entrambi i settori.
La moda spesso è un mezzo per raccontare storie. Quanto pensi che la musica possa potenziare questo aspetto narrativo nei progetti che combinano moda e suono?
La musica è fondamentale per creare l’atmosfera di uno show o di un progetto creativo. Anche se non è direttamente il mio ambito – di solito c’è chi si occupa della colonna sonora per le sfilate – il ritmo e il mood che trasmette sono determinanti. Influenza tutto, dal modo in cui si cammina in passerella all’emozione che un’immagine può suscitare.
Oggi il ruolo del modello non è più solo quello di indossare abiti, ma anche di ispirare idee e stili di vita. Come vivi questa responsabilità, e cosa vorresti comunicare alle nuove generazioni attraverso il tuo lavoro?
In un lavoro così esposto mediaticamente, una certa responsabilità c’è, anche se non è obbligatoria. Ciò che mostriamo può influenzare le persone, nel bene e nel male. Se promuovo uno stile di vita positivo, posso trasmettere valori costruttivi; al contrario, uno stile tossico può fare danni. Cerco di essere consapevole di questo e di trasmettere qualcosa di utile, anche attraverso i piccoli gesti.
Hai indossato capi creati da alcuni dei designer più rivoluzionari. Come interpreti il concetto di sostenibilità e innovazione nel tuo modo di approcciarti alla moda?
La sostenibilità è sempre più importante, ma va vissuta in modo reale, non come una semplice operazione di marketing. Innovare significa trovare soluzioni nuove e intelligenti per rispettare l’ambiente, senza però compromettere la creatività. Credo che sia un aspetto su cui dobbiamo ancora lavorare tanto, ma è sicuramente una delle sfide più grandi per il futuro della moda.
Nel tuo percorso hai avuto l’opportunità di collaborare con artisti, musicisti e designer straordinari. Qual è il consiglio più innovativo o sorprendente che hai ricevuto e che porti con te nel tuo lavoro oggi?
Non è tanto un consiglio specifico quanto un atteggiamento che ho sempre cercato di mantenere: essere curioso e osservare chiunque mi circondi. Sul set o in studio, molte persone si limitano a concentrarsi sul proprio compito, spesso intrappolate in una sorta di bolla di ego. Io, invece, cerco di imparare da tutti: dal fotografo all’assistente, fino a chiunque partecipi al progetto. Questo mi aiuta a migliorare nel mio lavoro, perché capendo come gli altri operano, possono facilitare il loro lavoro e rendere il risultato finale migliore.
Un esempio importante per me è stato Virgil Abloh, uno dei miei primi clienti quando aveva appena iniziato con Off-White. Passavo giorni interi con lui per i fitting, perché usava le mie misure per creare la collezione. Era incredibile vedere come coinvolgesse chiunque nel processo creativo: ricordo quando stava scegliendo il colore per il nuovo logo, mi mostrò alcune opzioni e mi chiese un’opinione. Alla fine, quel colore finì sulle magliette. Era una persona che sapeva ascoltare e integrare le idee degli altri, pur rimanendo fedele alla sua visione artistica.
Un’altra lezione fondamentale che ho imparato da lui è stata l’umiltà. Nonostante fosse diventato una figura enorme nel settore, non dimenticava le persone con cui aveva lavorato. Una volta, anni dopo quel periodo, mi trovavo a New York e sentii qualcuno chiamarmi dalla strada. Era lui. Quel gesto mi ha fatto capire quanto contino l’umanità e il rispetto per gli altri, anche quando si raggiungono i vertici.