Filippo Magnini, classe 1982, è un nome di punta nel panorama del nuoto Italiano. Nato desiderando fortemente di fare lo sportivo, cresce avendo ben in mente l’obiettivo: lasciare il segno. Determinato, appassionato e competitivo, Filippo si racconta a Gilt svelando i momenti più significativi della sua carriera e alcuni dettagli interessanti sul mondo del nuoto.
Nel chiederti di raccontarmi la tua carriera dagli albori, quando hai capito che il nuoto non sarebbe stato – come nel caso di molti bambini – un’attività amatoriale, ma che ne avresti voluto fare la tua vita?
Forse da subito. Dentro di me c’è sempre stato il pensiero che avrei fatto della mia passione il mio lavoro. Ho sempre ripetuto a mia madre: “da grande farò lo sportivo”, ho sempre avuto un amore smisurato per lo sport. Ho iniziato a nuotare da agonista a 8 anni, ma già da prima seguivo i vari corsi pre agonistici.
Se non avessi intrapreso questa strada, chi saresti voluto essere ora?
Non si può sapere. Penso che la vita ti porti a diventare, a essere e a fare quello a cui sei destinato. Se non avessi nuotato mi sarebbe piaciuto fare il pilota di aerei alla top gun. Ma quello era il sogno di un ragazzino. C’è una bella differenza tra sognare e fare una professione. Io dico sempre che non avrei fatto altro.
Quale pensi sia stato il momento più appagante della tua carriera?
Nonostante ogni vittoria e sconfitta siano funzionali a farti imparare qualcosa, io penso che c’è sempre una gara che ti rimane più nel cuore. La mia è la vittoria del primo Mondiale a Montreal nel 2005. Credo sia stata proprio quella vittoria che ha creato Filippo Magnini.
E quello più difficile?
Sportivamente parlando, quando non ottieni i risultati che vuoi. Il biennio 2008-2009 ha rappresentato per me un periodo buio a causa dell’avvento dei costumi gommati. La prestazione di molti atleti è stata completamente alterata, ma io sono stato uno di quelli che non ha avuto vantaggi. Mi sono ritrovato ad avere prestazioni inferiori a quelle a cui ero abituato, e l’ho vissuto con molta fatica. Quando finalmente li hanno tolti, sono diventato campione europeo di nuovo.
Oggi gli sportivi sono diventate delle vere e proprie celebrità, come gestisci il fatto di essere un personaggio pubblico? Hai mai pensato che questo in qualche modo deviasse la tua attenzione dal nuoto?
Io penso che essere un atleta comprenda anche accettare la vita pubblica e gli impegni nei confronti delle persone che ti guardano. Non è facile fare la tv e avere gli sponsor quando per fare l’atleta devi dedicare tutto al tuo sport, però penso sia anche giusto sfruttare il successo, senza chiaramente distogliere mai l’attenzione su quello che fai.
Il tuo è uno degli sport più individualisti e solitari che esistano. In acqua ci sei tu, con i tuoi pensieri. Mi domando: quanto i pensieri influiscono sulla tua performance in gara?
Sembra una frase fatta, ma la testa è il 90% della prestazione sia in allenamento che in gara. Quando il corpo si sente stanco, è la testa che decide se assecondare la stanchezza fisica o se contrastarla. Ci sono atleti che in gara hanno dei blocchi mentali e performano peggio che in allenamento, e altri che si esaltano e danno il massimo. La testa è tutto.
Quali sono i segreti per essere uno sportivo di successo?
Il talento ti porta fino a un certo punto, non ho mai visto persone vincere senza lavoro. Il talento che può avere Giorgio Armani, se non avesse lavorato per 60 anni, sarebbe finito molto prima. La passione, il lavoro e i sacrifici sono il più grande segreto del successo.
Un ringraziamento speciale a Filippo Magnini per la sua gentilezza e disponibilità, facendogli un grande in bocca al lupo per tutti i suoi progetti futuri!
di Martina Tronconi