Eleonora Daniele è un volto di punta dell’emittente televisiva RAI, dove ha debuttato come conduttrice nel 2004, dopo una parentesi nel mondo delle fiction. Dal 2013 conduce “Storie Vere”, rinominato “Storie Italiane” dalla stagione 2017-2018. Grazie all’esperienza maturata dalla conduzione del programma scrive il suo primo libro, intitolato “Storie vere. Tra cronaca e romanzo” (Rai Eri, 2015). Abbiamo parlato con lei dell’ importanza dell’ approfondire le storie di cronaca, dei cambiamenti negli ultimi anni del mondo televisivo dell’infotainment e della sua passione per la mente umana, che l’ha portata nel 2020 ad iniziare un nuovo percorso universitario.
Dopo il rinnovato e grande successo di “Storie Italiane”, tornerà ad ottobre anche “Storie di Sera”, lo spin-off di “Storie Italiane” che oltre al racconto di nuovi fatti di cronaca, propone anche approfondimenti delle storie trattate nella trasmissione diurna. Quanto è importante dare luce agli sviluppi di una storia?
“Storie di sera”, che riprenderà il 23 di ottobre su RAI 1 in seconda serata con quattro appuntamenti, ha un tono differente da Storie italiane: accompagneremo il pubblico con racconti, riflessioni, dialogo e unione. Le storie che ci portiamo “Storie Italiane” vengono trattate in maniera diversa, viste con un altro “binocolo”. In generale è importante che le storie vengano portate avanti parecchio, nel programma cerchiamo sempre di fare in modo che la storia non venga dimenticata dal pubblico.
Cosa vuol dire oggi, nell’epoca dei social – dove le informazioni talvolta fittizie o approssimative circolano molto velocemente – intrattenere un pubblico tramite la televisione? Che differenze ha notato con i primi anni della sua carriera?
Quando ho iniziato a 26 anni i numeri dello share delle trasmissioni erano sopra il 40%, a Unomattina facevamo addirittura il 45%. È chiaro che invece oggi cifre come il 20% sono molto alte: in 20 anni di fatto gli ascolti si sono differenziati e si sono divisi nelle varie reti, è cambiata la televisione ed è cambiato il pubblico, però secondo me tutto sommato la televisione generalista ha mantenuto una posizione importante.
L’informazione in tv fa infatti ancora da padrona perché nonostante sui social ci siano molte informazioni immediate e veloci, questo va più a scapito dei giornali. La televisione contrasta le fake news che circolano in rete ed opera come un presidio di informazione veritiera e di qualità. Un’informazione sbagliata divulgata in televisione viene subito segnalata come tale mentre questo non avviene sui social, dove a volte invece succede il contrario e una “fake news” viene scorrettamente alimentata.
Come ha già affermato anche lei, è giornalista e conduttrice RAI da molti anni. Qual è la differenza principale tra l’impostazione della conduzione di un varietà e quella di un talk show di infotainment?
Le differenze tra la conduzione di un varietà e quello del mondo dell’infotainment sta nei registri differenti: un varietà ha bisogno di registri di spettacolo, ad ampio raggio. L’infotainment ha invece dei ritmi più serrati dell’intrattenimento, una scaletta e una base autorale completamente differente. Le principali differenze sono sicuramente di tipo economico e stilistico.
Quali sono state le sue “figure di riferimento” durante la sua carriera?
La figura di Maurizio Costanzo è stata per me un grande punto di riferimento da quando ho iniziato il mio percorso televisivo, già da subito dopo il mio Grande Fratello è stato un mentore, una persona a cui ho voluto molto bene e che mi ha sempre consigliata e seguita nel migliore dei modi. Maurizio è stato per me anche una figura di ispirazione lavorativamente parlando, essendo un maestro dell’infotainment: io in trasmissione improvviso molto, proprio come lui. Tante volte sono stata ospite nel suo salotto, l’ultima volta due anni e mezzo fa. La sua impronta di improvvisazione mi è sempre piaciuta.
Un’altra figura di grande ispirazione per me è Luca Giurato, che mi ha insegnato ad andare oltre agli schemi in televisione: da lui ho assorbito la “leggerezza”, che poi non è propriamente leggerezza, essendo lui un professionista estremamente colto, e ho imparato come affrontare la televisione con questa doppia cifra, senza prendermi troppo sul serio.
Ha dichiarato di aver iniziato un secondo percorso di studi in Psicologia, ulteriore alla sua laurea cum laude in Scienze della comunicazione. Cosa l’ha spinta ad iniziare questo nuovo percorso?
La mente umana mi ha sempre affascinata, è una mia grande passione. Mi piacciono le scienze legate al cervello e a breve uscirà un mio libro su questi temi. Rispetto alla mia prima laurea ho trovato differenze per quanto riguarda l’istruzione: è tutto molto “online”, veniamo dall’epoca del covid e anche io ho dato uno dei miei primi esami di psicologia online, una cosa che mi ha “traumatizzata” ma anche divertita, il rapporto che si ha con i professori dove aspetti per ore in aula prima di un esame è diverso nella modalità online.
Come concilia il suo essere nuovamente studentessa, mamma e giornalista?
Sono una persona molto attiva, ed è una qualità che spero di trasmettere anche a mia figlia Carlotta: consiglierò anche a lei di fare molte cose insieme, di non fermarsi a una sola, perché “chi si ferma è perduto”. Cerco di trasmetterle anche fermezza, personalità e tutta l’esperienza che ho acquisito con gli anni.