A distanza di 12 anni dalla vittoria di AMICI, talent show condotto da Maria de Filippi, Emma Marrone porta sul grande schermo la storia della sua vita con un docufilm dinamico ma allo stesso tempo emozionante, prodotto da Prime Video. Abbiamo incontrato per voi Emma, che ci ha ricevuti in giacca di pelle nera e con il suo solito spirito sensibile rivestito da una corazza da guerriera.
Il film dà l’impressione di una ragazza vincente, determinata, che è passata attraverso prove molto difficili. Perché allora il titolo “Emma sbagliata ascendente Leone”?
“Emma sbagliata ascendente Leone” è un titolo molto ironico. So di non essere sbagliata, ma molte persone come me si possono sentire tali, magari perché qualcuno si è impegnato a farci sentire così. È la rivincita di chi si è sentito sbagliato, ha dei disagi ma li maschera sempre. È un’accezione positiva dell’essere sbagliati, dell’essere imperfetti e fuori tempo. Questo ci rende unici. Io sono un controsenso unico, come il titolo.
Adesso ti sei fermata o stai facendo un disco? Pensi di esserci a Sanremo quest’anno?
Stanno uscendo canzoni diverse, sto lavorando al disco, sto collaborando con tanti artisti che mi stanno tirando fuori cose che pensavo di non avere. C’è sempre da imparare da chiunque, anche da quelli più piccoli. Sto approcciando la musica in modo diverso, potrei addirittura uscire con un doppio album. E no, non andrò a Sanremo perché non ho un progetto in mano ora, non voglio correre. Noi artisti abbiamo bisogno di Sanremo per la promozione del nostro mestiere. Quest’anno non mi va di sprecare un’ occasione che magari posso giocarmi meglio l’anno prossimo.
A proposito di controsensi, colpisce il fatto che tu abbia il controllo emotivo della tua vita ma sembra dal film che la tua emotività prenda il sopravvento ogni tanto e che tu non riesca a controllare le emozioni. È un’impressione sbagliata o alla fine per te è davvero così?
È effettivamente così. Per quanto io cerchi di controllare sempre tutto e di avere sotto controllo tutto ciò che sta intorno a me perché mi fa stare coi piedi per terra e serena, non sempre è facile e possibile. Non mi sono mai nascosta dietro niente, ho sempre chiesto a tutta la mia squadra di essere sincera con me nel bene e nel male, e questo mi è servito e mi serve per crescere. Sono umana, sono un’artista, e quindi sono empatica e ogni tanto l’emotività prende il sopravvento; l’importante è che alcune persone indirizzino nel modo giusto la tua emotività. È una dualità che sta dentro di me.
Quanto di controllato e quanto di imprevedibile?
50 e 50. Lascio spazio all’imprevedibilità per stupirvi e stupirmi ogni volta.
Quanto è stato doloroso o divertente fare questo film e quanto avevi voglia di farlo?
È stato liberatorio, è stato divertente, perché scelgo di fare questo lavoro dopo aver fatto un lavoro su me stessa di accettazione; ho accettato ciò che mi è successo e in seguito ho deciso di fare questo docufilm, nel momento più giusto. Più che provare dolore ho provato grande senso di liberazione, che spero provino anche le persone intorno a me. Non ho mai avuto scheletri nell’armadio e comunque ora, nel caso, li ho liberati tutti.
Saper reagire e rialzarsi. Come ti rialzi? C’è aiuto da parte di qualcuno per te? Quanta fatica costa farlo?
Io sono una privilegiata. Faccio il lavoro che ho sempre sognato da bambina. Ci sono arrivata, altri non riescono. Nonostante tutto sono grata alla vita. Lo faccio anche perché mi sento il capitano di una nave, io non lascio la gente a terra, la aiuto. Vado avanti perché ho senso di responsabilità verso le persone a cui devo tutto. Io non scendo dalla nave anche quando sembra che stia andando a picco.
Questo docufilm si chiude in modo forte. Quanto c’è di quella bambina che racconti?
C’è tanto. La proteggo, è dentro di me ancora. È un po’ come il fanciullino di Leopardi. È una bambina che ha spesso avuto a che fare con la natura cattiva. Io la proteggo perché essere infantili è importante, è la parte più pura che ci rimane. Crescendo diventiamo più cinici, freddi, invece quella parte infantile ci fa stupire e meravigliare.
Vengono raccontati nel docufilm alcuni momenti live molto importanti. Cosa hanno rappresentato per te nella tua carriera?
I momenti live sono tutto per me. La mia vita è scandita ogni volta in base a quando facciamo il tour. L’artista si esprime nei live, si diverte e diverte le persone. La dimensione live è la parte principale del mio lavoro. Gli ultimi due live sono stati veramente pazzeschi per me, ho avuto anche l’onore di stare accanto a Vasco sul palco.