Il 2017 è stato un anno ricco ed intenso per Claudia Gerini, impegnata in pellicole importanti e serie televisive made by Netflix; ma anche il 2018 si apre con ottime prospettive: proprio tra pochi giorni infatti, la troveremo nuovamente sul grande schermo nell’ultimo film firmato da Muccino, “A casa tutti bene”. L’attrice romana ha raccontato a Gilt degli ultimi lavori, del grande ed inaspettato successo al Festival di Venezia e della sfida professionale sul set di “Ammore e malavita”; inoltre, ha ricordato affettuosamente le radici napoletane e fatto una riflessione sul valore della sensualità nei suoi ruoli femminili. Il tutto senza tralasciare interessanti anticipazioni sulla seconda stagione di “Suburra”, annunciata ufficialmente qualche giorno fa.
Tra qualche giorno la vedremo nelle sale con il nuovo film “A casa tutti bene” di Gabriele Muccino, il quale lo ha definito «un ritorno a Itaca, dopo oltre 10 anni di Usa». Lei, che di registi ne ha conosciuti veramente tanti, come si è trovata a lavorare con Muccino per la prima volta, a maggior ragione dopo il suo soggiorno e sviluppo artistico americano?
L’influenza americana si è indubbiamente sentita, persino il direttore della fotografia era americano, Gabriele lo aveva portato con sé proprio da una sua esperienza negli Stati Uniti. Lui sicuramente è cresciuto, con gli ultimi lavori ha dimostrato una evoluzione in meglio. Era un Muccino molto ispirato e centrato, si vedeva che questo film veniva da un’urgenza di raccontare qualcosa di forte. Sono stata davvero contenta di essere stata scelta per far parte di un cast così prezioso.
Proprio in merito a questo, sul set che rapporto si è creato? Il vostro incredibile cast rappresentava, seppur con tutti gli scontri e le tensioni del caso, una grande famiglia. Era così anche il rapporto sul set?
Si tratta di un film corale e ben orchestrato, dove ogni attore era chiamato a contribuire con la sua unicità, il suo colore e la sua forza, quindi mi sono trovata molto bene. Muccino stesso era molto grato, si vedeva che si sentiva circondato dalla sua famiglia italiana. Si è indubbiamente creata un forte solidarietà per cui ognuno viveva anche di riflesso del talento dell’altro; ma allo stesso tempo sapevamo bene quanto fosse importante la disciplina, essendo tutti in scena contemporaneamente per la maggior parte del film. Anche l’isola che ci ha accolto, molto presente nelle riprese, era splendida. Ha creato un’atmosfera romantica, davvero da sogno, che per noi è stata di grande supporto, quasi lirico.
L’anno passato è stato molto ricco di produzioni e soddisfazioni per lei, fra cui anche l’acclamata “Suburra – La serie”. Un progetto ambizioso, in quanto prima serie televisiva italiana prodotta da Netflix, che però ha dato i suoi frutti visto l’enorme successo riscosso anche all’estero. Vede un futuro per la televisione italiana nello streaming online?
Sicuramente sì, perché è evidente che uscire in 190 paesi con così tanti utenti è veramente una prospettiva enorme. Il fatto di girare in lingua italiana per poi venire tradotti o sottotitolati in moltissime lingue, permette a tutto il mondo di fruire di un prodotto nostrano al 100%. La serialità poi, al giorno d’oggi è diventata una realtà importantissima, anche se – bisogna ricordarlo – questo è un altro tipo di serialità, non quella da fiction televisiva, bensì molto più vicina al gusto cinematografico.
Proprio pochi giorni fa Netflix ha fatto sapere in un comunicato stampa che la seconda stagione di “Suburra – La serie” è confermata. Può darci qualche piccolo assaggio? Il suo personaggio, Sara Monaschi, ci sarà? Quando cominceranno le riprese? È possibile che uscirà prima della fine dell’anno o dovremo attendere il 2019?
Sì, io ci sarò. Inizieremo a girare a marzo/aprile finendo per luglio/agosto. Saranno 8 episodi e, facendo qualche calcolo personale, immagino che al termine del 2018, o entro i primi mesi del prossimo anno, potremmo uscire. In realtà questa è solo una mia supposizione, perchè non ci hanno ancora confermato nulla!
Ottimo riscontro ha avuto anche la sua interpretazione in “Ammore e Malavita”, una commedia musicale firmata dai Manetti Bros che si è conquistata svariati premi. Ed è proprio con questo film che ha partecipato al Festival di Venezia; ci parla di questa esperienza?
Il Festival è stato una sorpresa, io ne sono rimasta felicissima. È stato del tutto inaspettato perchè non immaginavo che una commedia, che incrocia anche i generi del musical e del film d’azione, potesse portarmici. Siamo stati accolti molto bene in sala dal pubblico e dai giornalisti, che uscivano dalla proiezione canticchiando. Insomma, un grande successo di cui siamo felicissimi!
In questo film a cavallo tra Napoli e New York, il suo personaggio recita, canta e balla. È stato difficile calarsi nei panni di donna Maria e, soprattutto, nel suo accento napoletano?
È stata un’esperienza divertentissima ma dura, perchè comunque ero l’unica romana in un cast di napoletani veraci. In ogni caso l’ho presa come una sfida di cui ho amato ogni momento, e Napoli per me è stata una madre fantastica. Ho adorato mettere in scena un personaggio così completo, che comprendeva anche il canto e il ballo; devo dire che i Manetti con questo ruolo mi hanno dato una bella carta, che mi sono giocata fino in fondo. Inoltre, ho voluto dare verità il più possibile a donna Maria, in modo che non fosse solo una caricatura, ma una donna vera. Per quanto riguarda l’accento, io avevo un nonno napoletano che mi ha lasciato un po’ delle sue radici nel DNA. Diciamo che ho scavato nella mia “napoletanità” insita e, insieme a Buccirosso che è stato per me come un coach, ho trovato autenticità in quel dialetto – che è una vera e propria lingua – così come nella giusta gestualità e modo di fare.
Parliamo di sensualità. Sempre a proposito del suo personaggio, Maria è energica, focosa, decisa e sicura, una vera napoletana doc; ma anche sognatrice e sensibile al romanticismo. Cosa ci dice di questo modello di sensualità femminile e degli altri che si è trovata ad interpretare nella sua carriera?
Donna Maria è femmina: forte, accogliente e consapevole del proprio fascino, di cui va fiera; ma al contempo è una donna ambiziosa che sogna un futuro di libertà e che vorrebbe vivere una vita diversa. Nella mia carriera ho interpretato tanti altri tipi di sensualità, declinata in varie situazioni; citando forse la più rappresentativa di “O famo strano” che – nei fatti – è stata la mia partenza per il grande pubblico. Per altri personaggi, invece, non è stato un ingrediente fondamentale, perché mi è capitato anche di dover interpretare donne più rigide o fredde. In ogni caso, penso che sia una dote abbastanza istintiva ed insita negli individui; anche quando ce l’hai, è quasi impalpabile ed indefinibile. Infatti, la sensualità non è necessariamente legata alla bellezza: possono esserci svariati elementi in cui leggerla, magari nel modo di muoversi o nella propria sicurezza. Tuttavia, in molti film e situazioni, questa inflessione mi ha aiutato ad arricchire i miei personaggi dando loro una connotazione e un’identità ricca.
La redazione ringrazia Claudia Gerini per la sua disponibilità e grande professionalità!
di Gaia Lamperti