Modello, attore, scrittore, fotografo, imprenditore ed influencer, nato a Madrid e laureato in giurisprudenza, Joaquin Morodo ci parla in questa intervista del tempo e di ciò che questo concetto significa per lui.
Modello, influencer, blogger, imprenditore: come ami definirti?
Amo definirmi come una buona persona, come un umanista ignorante profondamente influenzato da un senso giuridico. Il resto delle qualifiche penso siano conseguenza dello sforzo e del lavoro svolto in silenzio, della ricerca e della lettura.
Cosa significa per te essere influencer, e che effetti pensi che abbia la tua attività sul popolo reale e su quello digitale?
Anzitutto dovrei dire che il termine “influencer” è decisamente una parola dal suono altisonante;
nella misura in cui si volesse provare a definire, seppur lontanamente, una persona come influente, bisognerebbe chiedersi innanzitutto rispetto a cosa o a chi. Se io fossi capace con il mio sforzo ed impegno di influenzare terzi, sarebbe un orgoglio, e mi piace pensare che significherebbe che sto agendo bene. Penso che sia ancora prematuro considerare che l’evoluzione e la considerazione sociale abbiano una pari velocità della globalizzazione multimediale. Ritengo che il popolo sia il popolo, in ogni caso.
Cosa ne pensi del mondo digitale e quanto è importante per te la comunicazione via social?
Il digitale è un vero e proprio mondo, ed emerge come uno strumento in un pianeta senza frontiere. La comunicazione attraverso i social, ad oggi, è certamente uno dei mezzi principali. Sarebbe pertanto poco intelligente non sfruttare questo canale, che, se ben utilizzato, potrebbe portare benefici per il pianeta in cui viviamo, non soltanto consumo e banalità.
Quali sono, secondo te, cinque capi o accessori senza tempo che non dovrebbero mai mancare nel guardaroba di un uomo?
Scarpe, abito, cravatta, cappotto ed un buon profumo.
Ringraziamo Joaquin Morodo per l’estrema gentilezza e disponibilità.
di Anna Chiara Bortolotti