Greta Scarano, al cinema con “La verità sta in cielo” è l’interprete coraggiosa di una storia che ha segnato l’Italia, la vicenda di Emanuela Orlandi, un caso a lungo dibattuto e che tutt’ora sembra avvolto da un tortuoso mistero. Greta è la voce di un’inedita forza femmnile, un punto di riferimento nuovo, brillante, eccellente. Gilt Magazine l’ha intervistata per voi!
Cara Greta, al cinema con “La verità sta in cielo”, storia e retroscena della vicenda di Emanuela Orlandi. Regia di Roberto Faenza. Un film impegnato, nel senso non tanto ideologico del termine, quanto piuttosto umano. Ci racconti com’è stata questa esperienza e come pensi ti abbia arricchito?
Potrei parlare per ore di questa mia esperienza. E’ stato un lungo viaggio all’interno di un personaggio reale, Sabrina Minardi, che mi ha profondamente segnato. Nel film la interpreto sia a 25 anni che a 60, occasione molto rara per un attore. Ho cercato di esplorare e comprendere questo personaggio a fondo per raggiungere il mio obiettivo principale: restituire un’autenticità allo spettatore. Il mio lavoro, per come la vedo io, prevede che un attore debba sottrarsi, scomparire dentro al personaggio che sta interpretando affinchè quel personaggio possa avere una sua verità. In questo senso, indossare una maschera per apparire una quasi sessantenne segnata da una vita molto complessa, seppure a livello fisico sia stato molto impegnativo, per me è stato di enorme aiuto. Oltre a questo, il personaggio è caratterizzato da un intenso arco emotivo: all’inizio è una ragazza ambiziosa, ma normale. Poi inizia a fare scelte sbagliate, si innamora di un boss della malavita, vive con lui una storia d’amore tormentata, si droga, osserva inerme le malefatte dell’uomo che ama e alla fine si redime, spronata da una giornalista, Raffaella Notariale, che vuole scoprire la verità sul caso Orlandi.
Emanuela Orlandi, si sa, vive oggi in una fotografia in bianco e nero. Fotografia che è diventata l’icona di un grande mistero. I capelli lunghi, la fascetta nera e un luminoso sorriso. Com’era Emanuela o come te la sei immaginata?
Credo fosse una ragazza normale. Solare, semplice e innocente. Amata dalla sua famiglia di un amore che si rigenera di giorno in giorno, anche oggi.
La tua carriera si caratterizza per un métissage di esperienze artistiche nazionali e internazionali, perseguite con una determinazione che ti ha portata molto giovane a diventare un’icona della nostra cultura. Cosa amavi fare da piccolina, oltre al canto e alla recitazione?
Ho sempre amato gli animali, stare all’aria aperta, vivere nella natura.
L’autunno è la stagione dei nuovi propositi, delle incertezze, ma anche della ridefinizione dei nostri obiettivi. Quali sono i tuoi?
Per me, se devi puntare, tanto vale puntare in alto. Desidero lavorare con grandi autori che mi permettano di esplorare territori sconosciuti, vivere esperienze forti all’interno di personaggi meravigliosi. Vorrei lavorare in inglese, ho vissuto un anno negli Stati Uniti e osservo con profondo interesse l’approccio americano al nostro lavoro, sia a livello di interpretazione, che a livello produttivo.
E chi o che cosa invece ti accompagna sempre?
Il mio cane, Zed.
Eau de parfume. Quale usi?
FLORA, Gucci.
Se non in Italia, dove?
New York, Parigi, Amsterdam.
Tre libri su tutti
Se una notte d’inverno un viaggiatore, Calvino. L’amica geniale, Elena Ferrante. I falò dell’autunno, Nemirovsky.
Che ruolo vorresti interpretare?
Un’atleta che si riscatta.
di Giulia Hansstein