Siffredi racconta Rocco: “Bisogna imparare a vivere per sé stessi, non per gli altri”

Rocco Siffredi racconta la sua evoluzione personale e professionale, riflettendo sul mondo dei social, sulla tecnologia e sul suo impegno con i giovani.

di Angelica Malaguti

Rocco Siffredi è uno dei nomi più noti e controversi del panorama internazionale, noto per la sua carriera nel cinema per adulti, ma anche per la sua straordinaria capacità di reinventarsi nel corso degli anni. Icona assoluta del mondo dell’intrattenimento per adulti, Rocco ha costruito un impero che va ben oltre il suo ruolo di attore. Negli anni, ha saputo guadagnarsi il rispetto e l’ammirazione del pubblico, ma anche il riconoscimento come imprenditore, produttore e regista.

Tuttavia, Rocco Siffredi non è solo l’immagine che il pubblico conosce attraverso i suoi film, ma anche un uomo che ha vissuto una vita ricca di sfide, introspezioni e momenti di crescita. E proprio per svelare la sua evoluzione e raccontare al pubblico il lato più intimo della sua vita, ha deciso di intraprendere una nuova avventura: un tour teatrale dal titolo “Siffredi racconta Rocco”. In questo spettacolo, l’attore non è più solo sul set, ma si mette a nudo, offrendo uno spaccato sincero e personale della sua carriera e della sua visione del mondo. Un’opportunità per il pubblico di scoprire non solo l’icona, ma anche l’uomo dietro il mito. 

Nel tuo percorso, come hai vissuto l’evoluzione del tuo personaggio?

Abbastanza con sorpresa: ho iniziato che volevo solo “farmi qualche ragazza in più” e poi invece sono diventato l’attore porno più famoso al mondo. Mi hanno anche dedicato una serie, quindi mi reputo molto fortunato, anche se ho lavorato molto duramente. 

E i social media che influenza hanno avuto sulla tua carriera?

All’inizio un po’ traumatico, perché sembrava tutto divertente, invece poi ho visto che è abbastanza complicato, ma ho imparato ad utilizzarli. Mi ricordo il primo hater che mi disse delle cose terribili, allora gli chiesi se avessi fatto qualcosa con qualcuno della sua famiglia, magari la fidanzata, per capire il motivo di quegli insulti. Lui mi rispose “Non ci credo Rocco, ma sei davvero tu che mi rispondi?”. E da lì in poi ho capito come usare i social, senza dare necessariamente peso alle critiche degli sconosciuti. 

In un mondo sempre più dominato dalla tecnologia, come pensi si possa cercare di rimanere più connessi con il proprio lato più autentico?

Pensare un po’ di più a se stessi e cercare di farsi l’autoanalisi di come ci ci sente realmente felici. Smettere di andare a cercare la felicità come fanno tutti, ma essere esseri unici, e farlo prendendosi un po’ di tempo e cercare di capire chi siamo e cosa ci rende veramente felici. I social media hanno contaminato il mondo in maniera negativa sotto tutti i punti di vista. Il consiglio che io dò ai miei figli è cercare di capire se stessi il più possibile. Altrimenti si rischia di fare le cose solo per far contenti gli altri, per apparire, ma alla fine a te cosa rimane?
Come dicevo prima a teatro, oggi ci sono ragazzi che cercano la donna perfetta, ma quest’ultima è virtuale. Questo è quello che continuerà a succedere in futuro, ed è un peccato. 

Quindi tu credi che questa innovazione tecnologica abbia portato un impatto più positivo o negativo per quanto riguarda l’intimità?

Nella vita in generale, per il 99% sta distruggendo l’umanità, questo è il mio punto di vista. Poi c’è chi è molto bravo a usare la tecnologia, per cambiare la propria vita, però poi è anche molto bravo a vivere questa vita. Ma quanti ce ne sono che si attaccano alla tecnologia per cercare di essere non più un numero, ma un’entità? Pochissimi. La maggior parte fanno i numeri, è questo il vero problema. Una volta avevamo i nomi, adesso siamo tutti dei numeri, e questo è brutto. L’umanità sta scomparendo, lo vedo tutti i giorni: la gente non si ferma più se vede qualcuno in terra per strada, non gliene frega niente.
Se dovessi dire il periodo più bello che ho vissuto, direi gli anni ’70, ’80, ’90, dopodiché è subentrato internet, la tecnologia, il pre-futuro, e tutto ciò ci ha un po’ scioccati.
I ragazzi di oggi, cresciuti in questo mondo, sono già robot, e vivono inconsciamente una sorta di filtro perché sono nati in questo contesto. Infatti quando si parla di sessualità, e si cerca di parlare con loro utilizzando il metodo vecchio, si va fuori strada. Il mio prossimo obbiettivo è cercare di parlare di sessualità a quelli della mia età, spiegandogli che i ragazzi di oggi non sono più “umani”, ma metà robot, e gli si deve parlare in maniera diversa. 

Guardando al futuro, hai già in serbo altri progetti artistici?

A parte questi spettacoli a teatro, progetto che mi sta piacendo molto perché lo condivido con mia moglie, ad oggi credo che la cosa più importante sia cercare di dare la mia esperienza vera di vita ai ragazzi di oggi. Ad esempio anche andando nelle scuole e parlare coi ragazzi, perché i “professoroni” della mia età si vergognano a parlare di sessualità, e non riescono a connettersi in modo efficace con loro. Sono convinto che un ragazzo che mi identifica un po’ come un mito, da me un consiglio lo prende. E il consiglio non sarà certamente vai a fare porno, perché so quanto è dura la scelta che ho preso. 

C’è un messaggio che vuoi lasciare ai più giovani?

Ragazzi, cercate in voi stessi, non cercate di sembrare fighi per gli altri, ma vivete per voi stessi, che è la cosa più bella che si possa fare. E ricordatevi che, sui social in particolare, quelli che cercano di sembrare chi non sono, si svegliano da un “nightmare” ma poi ci rimangono. 

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