Perugino di nascita, classe ’89. Giovane imprenditore e influencer maschile più seguito al mondo nell’ambito retail e commercio secondo Forbes e GQ, Mariano Di Vaio è uno dei personaggi pubblici più seguiti a livello mondiale. Con un’audience che supera i 10 milioni di followers sui social media, due business avviati nel modo fashion e nella cura dei capelli, e la nomina in uomo dell’anno per GQ Portogallo, è senza dubbio la figura ideale per rappresentare il vero luxury lifestyle nel mondo, con la peculiarità di essere un ambasciatore del Made in Italy ed un giovane uomo di famiglia.
31 anni e un Impero costruito da vero self-made man. Raccontami come sei passato da giovane adolescente appassionato di moda all’influencer maschile numero 1 al mondo.
A diciotto anni ho lasciato Perugia per intraprendere la carriera che sognavo. Ho vissuto un anno a Londra lavorando come modello, e poi a New York per studiare recitazione alla NYFA (New York Film Academy). Negli Stati Uniti c’erano molti ragazzi che si fotografavano a vicenda, alcuni di loro postavano le immagini sul web, ma raramente erano dei professionisti. Nessuno di loro avrebbe aperto un angolo nel web per descrivere il proprio stile. Da lì è nata la mia pulce nell’orecchio; ho scelto di sperimentare. Ho aperto il mio blog, dove fornivo consigli random in termini di moda e tendenze esprimendo il mio gusto personale. Incredibile ma vero, ebbe un successo che nemmeno io mi sarei aspettato. Tornato in Italia, ho proseguito il mio percorso professionale, che è stata una vera ascesa.
Viviamo in un mondo dove la digitalizzazione è un aspetto prorompente nella nostra quotidianità: l’utilizzo dei social media è all’ordine del giorno ormai. Nella fattispecie, in che modo Instagram ha cambiato il tuo lavoro e i tuoi progetti? E qual è l’ingrediente del successo?
L’avvento dei social può creare dinamiche scomode, è un attimo ritrovarsi in un vortice vizioso fittizio. Personalmente, non voglio comunicare che la vita digitale sia migliore della vita reale, quindi scelgo sempre di non condividere tutto. Penso che sia molto importante mantenere la giusta armonia tra i social media e la vita privata. Sono un grande fan della comunicazione genuina, il mio segreto è proprio l’autenticità. Tutto poi dipende da quanto siano interessanti i tuoi contenuti. Creare contenuti coinvolgenti è il vero asso nella manica nel mondo digitale. Un’altra parola importante è “equilibri”. I social media raccontano una storia, la storia della tua vita, dei tuoi interessi, delle tue passioni. Ma non sono la tua vita. Riassumendo, direi: autenticità, valore ed equilibrio.
So che abbiamo una grandissima passione in comune: i profumi. Essere il volto di una fragranza così pregiata è un po’ un sogno che si avvera, immagino. Come ti fa sentire? E cosa rappresenta per te Dolce & Gabbana?
Ottimo a sapersi! Sono letteralmente ossessionato dai profumi. Prima di essere il volto di K di Dolce & Gabbana, compravo le mie fragranze in un laboratorio artigiano a Parigi ed ero positivamente ossessionato dal fatto che nessuno potesse conoscere il nome del mio profumo. Mi esaltava l’idea di essere l’unico ad indossarlo. Mi fa sorridere pensare che adesso sono il volto di una fragranza. Ma ne sono immensamente felice, non sarebbe potuta andare meglio di così, perché DG è il mio brand per eccellenza: abbraccia perfettamente il mio concetto di italianità. Incarna valori come la famiglia, l’amicizia e quell’eleganza barocca unica e riconosciuta in tutto il mondo. Abbiamo molto in comune: valori, estetica, DNA e un approccio originale ed intelligente all’innovazione.
Qual è la differenza tra rappresentare una casa di moda o un orologiaio di lunga data – per citare alcune tue collaborazioni: Dolce & Gabbana, Omega, Hugo Boss, Calvin Klein – ed essere il portavoce del proprio brand?
Domanda interessante. Quando rappresenti un brand affermato con una grande storia alle spalle come Dolce & Gabbana, sai bene che tu e quella firma insieme create il potere mediatico attorno al prodotto su cui state lavorando. Non sei mai solo, è tutta questione di sinergie collaborative. La vera sfida avviene quando sei tu a farlo per il tuo brand, tutto dipende da te. Motivo per cui, prima di confessare di essere il proprietario del mio marchio, ho aspettato che raggiungesse 1 milione di follower sui social media: perché volevo che Nohow avesse un’identità indipendente, a sé stante, non basata solamente sulla mia forza mediatica. La cosa allettante è che creare un proprio marchio ti permette di dar vita a qualcosa che ti rappresenta. Chi veste Nohow è una persona attenta allo stile, ma al tempo stesso che non vuole rinunciare al comfort. Proprio come me.
Per moltissimi uomini e giovani ragazzi che si affacciano all’età adulta sei un’icona a cui ispirarsi. Chi è invece la tua figura di riferimento maschile?
In termini di stile, ti rispondo senza pensarci James Dean. Il suo stile è unico e penso che non ci sia nessuno in grado esprimere la propria personalità come lui. In termini più ampi di uomo, il mio punto di riferimento “da sempre e per sempre” è mio papà. Un vero gentiluomo d’altri tempi.
Una vita frenetica come la tua, tra meeting, progetti e shooting, richiede tanta energia e forza di volontà. Qual è la tua benzina? Cosa ti dà la giusta motivazione a chiederti ogni giorno di più?
É vero, spesso il mio lavoro richiede una dose di energia in più. La mia più grande fonte di entusiasmo e motivo di felicità, è la mia splendida famiglia. Eleonora e i nostri piccoli sono il mio orgoglio. Oltre a loro, durante tutti i momenti della mia vita, e ancor di più nei periodi più impegnativi come il lockdown, il mio carburante è la fede. Quando la mia famiglia è riunita attorno a un tavolo e so che tutti stanno bene, una vera forza interiore mi dà speranza e fiducia.
Ricollegandomi al lockdown, voglio chiederti un parere. In che modo il mondo della moda ha subito gli effetti della pandemia e come reputi la conseguente reazione delle grandi firme?
C’è un termine che inquadra perfettamente la situazione: Reinventarsi. Il mio pensiero sposa a pieno le parole di Giorgio Armani: rallentare e riallinearsi. Sono proprio queste le opportunità che la crisi che stiamo attraversando offre al mondo della moda. Adesso è il momento adatto per cambiare ciò che non va nell’industria della moda. La sua discesa è iniziata quando il mondo del lusso ha adottato i metodi tipici del fast fashion, tra cui la velocità nel proporre nuovi capi e collezioni. Il lusso non richiede rapidità, al contrario, ha bisogno di tempo per essere apprezzato.
Il tuo headquarter è Perugia. Scelta del tutto unconventional considerando che il panorama milanese è il vero palcoscenico della moda e degli influencer. Come mai questa decisione?
Sono nato e cresciuto tra le colline umbre e amo questa regione. Ho deciso di investire nella mia terra, il cuore pulsante dell’Italia. Lo stile di vita è per me fondamentale, e ciò che mi dà Perugia è difficile trovarlo altrove. In più, qui ho la mia famiglia, posso dedicarmi alle mie passioni più grandi – golf e moto cross – e ho creato un team di persone molto affittate che lavorano nel mio ufficio.
Un ringraziamento speciale a Mariano Di Vaio, facendogli il nostro migliore in bocca al lupo per tutti i suoi progetti futuri!
di Cristiana Storelli