Philippe Starck, classe ’49 e figlio di un ingegnere aeronautico, è considerato una vera star del design che ha saputo far risuonare il suo nome come un marchio, entrando non solo nelle nostre case ma nell’immaginario collettivo. È un vulcano di creatività e idee, su tutte le scale e di tutti i tipi: da yacht a hotel, orologi, interior, architettura e molto altro.
Quest’anno lo ritroviamo a Milano per la seconda volta a collaborare con Dior e per la prima volta con Queeboo, noto marchio fondato da Stefano Giovannoni e con Alessi. Abbiamo scambiato 4 chiacchiere con lui.
Per costruire il futuro, quanto è importante, in termini di progettazione, prendere in considerazione il passato?
La nostra missione è quella di continuare l’evoluzione della nostra specie, quella animale. Io vivo quindi solo per l’evoluzione, vivo in modo costante nel futuro. Quando realizzo un nuovo progetto lo visualizzo costantemente e me lo immagino già finito; qualunque cosa mi venga richiesta, ricomincerò da zero.
Quanto è importante andare sempre più verso un concetto di design ecologico?
Ho sempre orientato il mio lavoro su ecologia e sostenibilità. E quello che mi fa piacere è vedere che molti designer prendano in considerazione l’emergenza ambientale, che sta diventando sempre più preponderante. Quindi, quando ci troviamo a realizzare un nuovo prodotto di design dobbiamo utilizzare materiali ecologici e sostenibili affinché l’acquirente possa concentrarsi sulla sua vita e sul suo futuro.
Pensa che finalmente la design week di Milano possa tornare a risplendere dopo la pandemia ?
Milano è stata e rimarrà sempre il centro creativo per eccellenza. A Milano mi capita costantemente di vedere persone che si incontrano e parlano di design condividendo il loro punto di vista. Le persone si interessano di design, e quello che diventa interessante non è più il prodotto ma la fusione di questo insieme di persone.