Il tempo di Caravaggio. Capolavori della collezione di Roberto Longhi
In mostra i capolavori della collezione di Roberto Longhi, celebre storico dell’arte e collezionista del Novecento. Giovanissimo si dedica allo studio di Caravaggio, allora uno dei pittori meno conosciuti dell’arte italiana, acquistando le sue opere e quelle dei suoi seguaci. A cinquant’anni dalla scomparsa di Longhi, siamo invitati nelle sale espositive di Palazzo Caffarelli a Roma, per un tuffo nel passato. Un percorso alla scoperta di più di quaranta opere che gravitano attorno alla rivoluzione caravaggesca.
Ragazzo morso da un ramarro: il nostro viaggio inizia da qui
Siamo a Roma, sul finire del Cinquecento. Michelangelo Merisi, detto “Il Caravaggio”, dipinge un fanciullo dal volto increspato tra sorpresa e dolore. I muscoli del viso sono contratti e la fronte è corrugata. La spalla si sporge in avanti, come per un riflesso, assumendo una posa scomposta. È stato morso di sorpresa dal ramarro che si nasconde nella natura morta cesellata di dettagli, sull’angolo sinistro del dipinto. Come a ricordare che tra delizie e piaceri caduchi si annidano pene e peccati.
Così l’artista lombardo afferma il genere della natura morta, ma soprattutto diventa per Longhi il primo pittore dell’età moderna. Umano più che umanistico, comprensibile e popolare. Da qui, con richiami più o meno diretti, tutta la storia dell’arte continua a parlarci di Caravaggio e della sua rivoluzione figurativa. “Il tempo di Caravaggio” è un viaggio espositivo organizzato in cinque tappe che raccontano di un artista che non ha avuto né maestri né scolari.
Prima sezione: antecedenti e formazione
Entriamo nel clima artistico del manierismo lombardo e veneto in cui si è formato il Merisi. Dopo le opere dei grandi maestri del Cinquecento infatti, segue una stagione artistica di maniera. I modelli sono Leonardo da Vinci, Michelangelo e Raffaello.
Aprono il percorso espositivo quattro tavolette di Lorenzo lotto che anticipano l’attenzione di Caravaggio per la luce. Seguono due dipinti di Battista del Moro e le opere di Bartolomeo Passarotti, che rivelano l’importanza della natura morta.
Seconda sezione: le influenze di Caravaggio tra gli artisti del soggiorno romano
In questa sala convivono opere di artisti che impreziosiscono le proprie poetiche con suggestioni caravaggesche. Guardandoci attorno, riconosciamo tre tele di Carlo Saraceni grazie a chiaroscuri, teste mozzate e colori vividi.
Tra gli altri dipinti, vediamo la Maria Maddalena penitente di Domenico Fetti che conserva eleganze manieristiche. Ma anche l’Allegoria della Vanità, una delle opere più significative di Angelo Caroselli.
Terza sezione: i grandi pittori caravaggeschi
La poetica di Caravaggio si diffonde tra gli artisti. E tra i capolavori del primo caravaggismo spiccano 5 tele di figure a tre quarti, definite da una pittura fluida e segnati nei volti. Sono gli Apostoli del giovane Jusepe de Ribera, riconoscibili per il contrasto con lo sfondo omogeneo, tagliato da squarci di luce diagonali.
Passiamo poi a Battistello Caracciolo. Secondo Longhi, è lui il secondo grande genio del Seicento dopo Caravaggio. Nella sua Deposizione di Cristo riconosciamo la violenza caravaggesca in primo piano ma con reminiscenze manieristiche nella resa dei tessuti.
La Negazione di Pietro, è il grande capolavoro di Valentin de Boulogne, recentemente esposto al MOMA di New York e al Museo del Louvre di Parigi. I soldati si giocano la veste di Cristo in una scena di luci e ombre, ma il tavolo è un sarcofago classico. Si percepisce un’eleganza tutta francese in un linguaggio caravaggesco, e l’ambientazione è un preciso riferimento alla famosa Vocazione di San Matteo di Caravaggio.
Quarta sezione: l’influenza di Caravaggio negli artisti fiamminghi e olandesi
Nelle opere di Gerrit van Honthorst, Dirck van Baburen e soprattutto Matthias Stom, troviamo una forma più bloccata, l’attenzione particolare alla fisionomia, e maggior plasticismo.
Quinta sezione: artisti e temi diversi
Verso la fine del nostro percorso, possiamo apprezzare due significativi paesaggi di Viviano Codazzi e Filippo Napoletano. Nonché i capolavori di Mattia Preti, artista calabrese che contribuì a mantenere fino alla fine del Seicento la vitalità della tradizione caravaggesca.
Il viaggio si conclude con due bellissime tele di Giacinto Brandi. Nell’ultimo dipinto, la figura di San Sebastiano si sviluppa tutta in diagonale, come una scultura che a Longhi pare idea del Bernini.
Fine della mostra: 2 maggio 2021
La mostra è curata da Maria Cristina Bandera e organizzata in ricorrenza del cinquantenario della scomparsa di una delle personalità più affascinanti della storia dell’arte del XX secolo. Pensata per l’anno 2020, è stata prorogata fino al 2 maggio 2021.
- Ingresso gratuito con MIC card: visita il sito dei Musei Capitolini per tutte le info sui biglietti
- Il Catalogo realizzato da Marsilio Editori accompagna la mostra
- I Musei Capitolini sono aperti al pubblico nel rispetto delle linee guida per contenere la diffusione del Covid-19
di Camilla Mantovani