Il Genio futurista di Giacomo Balla (Collezione Biagiotti) alla MDW

Giacomo Balla

Giacomo Balla e il suo Genio futurista in mostra a Milano

In occasione del Salone del Mobile 2019 e di Milano Moda Design, la più grande opera di ​Giacomo Balla ​arriva alle ​Gallerie d’Italia di Milano: il “Genio futurista” appartenente alla Collezione Biagiotti è visibile al pubblico dal 9 aprile al 12 maggio.

L’arazzo emblema del Futurismo

“Genio futurista” è un olio su tela d’arazzo 279 x 381 cm impostato sui toni del tricolore italiano; sulla composizione si staglia una figura vagamente antropomorfa con la testa a forma di stella, simbolo del patriottismo. Quest’opera monumentale condensa le diverse esperienze pittoriche del Maestro futurista Giacomo Balla in una summa artistica: rappresenta il processo che porta alla conoscenza dei rapporti dinamici che compongono l’universo e la loro rappresentazione. Un’avanguardia di forme, colori e dimensioni che superano il visibile e danno corpo all’invisibile, come lo stesso Giacomo Balla affermava nel Manifesto della Ricostruzione Futurista dell’Universo del 1915.
Venne realizzato in occasione dell’Esposizione di Parigi del 1925, dove fu esposto insieme ad altre sue realizzazioni sancendo così l’ormai capillare diffusione della corrente futurista che, interpretando le idee di Marinetti, aveva operato una vera e propria rivoluzione in campo ideologico e artistico, aprendo la strada alle avanguardie internazionali.
Per il Futurismo l’arte non è più semplice rappresentazione della realtà, bensì un’azione concreta sul mondo che si traduce in un inno alla modernità, al progresso, alle macchine, alla velocità e al dinamismo. Questa sorta di autoritratto dello stesso artista, fu poi esposto alla mostra degli Amatori e Cultori di Roma nel 1928 e, dopo una lunga giacenza in soffitta, solo nel 2015 in occasione di Expo venne appeso nella sala che accoglieva le delegazioni straniere.

La famiglia Biagiotti e l’amore per l’arte

Laura Biagiotti, appassionata collezionista e ricercatrice, è stata tra i primi grandi nomi del Made in Italy a sostenere il binomio moda e arte. Insieme al marito Gianni, mossi da una profonda passione per l’arte futurista, collezionò centinaia di opere nel corso della sua vita e, ad oggi, la Fondazione Biagiotti Cigna conta oltre 200 opere di Giacomo Balla, radunate grazie all’ausilio di Fabio Benzi, direttore della Fondazione.
Questa proficua collaborazione, definita “Balstoria” dalla stessa Laura, cominciò nell’ottobre 1986, quando lei e il marito capitarono fortuitamente in una piccola galleria d’arte di Roma dove si teneva una mostra retrospettiva delle opere della famiglia Balla. Nacque così il primo nucleo della raccolta Biagiotti Cigna e soprattutto un’amicizia con le figlie del pittore, Elica e Luce.
Padre del design italiano del XX secolo, Giacomo Balla influenzò in modo significativo il “fare moda” di Laura Biagiotti. Nelle stampe dei tessuti e nelle silhouette degli abiti si ritrovano i colori e le forme dell’estetica futurista, arte del movimento e del rumore. «L’arazzo futurista? Ero con mamma quando lo acquistammo all’asta», spiega Lavinia Biagiotti, attuale direttore creativo del marchio nonché promotrice del prestito di quest’opera monumentale.
Negli anni diverse opere appartenenti alla collezione di famiglia sono state prestate ad istituzioni museali di rilievo quali il Met e il Moma di New York ma, diversamente dagli altri prestiti precedenti, questa è un’operazione dedicata al capoluogo lombardo e al genio creativo italiano nello specifico. L’obiettivo è quello di inaugurare un dialogo proficuo tra la collezione e società, l’avvio di un progetto di mecenatismo che coinvolga direttamente i giovani e le scuole di moda e design.
Il “Genio futurista” è esposto nelle sale della sede museale di Intesa Sanpaolo di Piazza della Scala nella cornice della mostra Cantiere del ‘900: si tratta di un progetto espositivo dedicato alla valorizzazione delle oltre 3.000 opere pittoriche e lavori scultorei che delineano un percorso culturale che attraversa tutto il secolo, e che punta a ripercorrere tutte le principali tendenze proposte nell’arte italiana di quel periodo.
 
di Sofia Balbino

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