Il suo stile, in continua evoluzione, é segnato dal contatto con le maggiori avanguardie novecentesche: del cubismo apprezza la scomposizione analitica del reale e il lavoro di ricomposizione della memoria; ispirato dal Surrealismo studia poi i territori dell’inconscio e dell’immaginazione, elaborando “oggetti a funzionamento simbolico”.
Negli anni ’30 introduce la problematica dello spazio e della sua delimitazione, che diviene per lui cardine della ricerca artistica. Dagli anni ’60 approda a una riflessione di carattere più filosofico, interrogandosi sull’esistenza terrena dell’uomo.
Alla Galleria d’Arte Moderna di Milano, fino al 1 Febbraio 2015, sculture, dipinti, disegni e fotografie realizzate tra gli anni Venti e Sessanta accompagnano i visitatori alla scoperta dell’artista svizzero, che sin dalla giovinezza si avvicinò all’arte seguendo le orme del padre; pittore post-impressionista.
Un repertorio iconografico costellato di oggetti comuni, luoghi vissuti, immagini di famigliari: decisivo é il rapporto col fratello Diego, cui sono dedicate numerose realizzazioni.
Una statuaria d’impostazione rigidamente frontale: immobili nella loro fissitá imperturbabile le figure appaiono isolate nello spazio e nel tempo. Attorno ad esse si crea un vuoto e l’ambiente circostante le corrode riducendole a sagome filiformi, espressione della condizione alienata dell’individuo nella società.
di (Deborah Maggiolo)