Palazzo Reale omaggia De Chirico
Dal 25 settembre 2019 al 19 gennaio 2020 è possibile ammirare negli eleganti spazi di Palazzo Reale la splendida mostra di De Chirico, che corona le celebrazioni internazionali dedicate a uno dei più geniali e controversi protagonisti dell’arte del Ventesimo Secolo. Le sale di Palazzo Reale a Milano, a distanza di quasi cinquant’anni dalla personale del 1970, tornano a ospitare l’opera di De Chirico in una straordinaria retrospettiva curata da Luca Massimo Barbero, promossa e prodotta dal Comune di Milano-Cultura, da Palazzo Reale, da Marsilio e da Electa, in collaborazione con la Fondazione Giorgio e Isa de Chirico.
Le opere in mostra sono provenienti dai più prestigiosi musei internazionali, tra i quali la Tate Modern di Londra, il Metropolitan Museum di New York, il Centre Pompidou e il Musée d’Art Moderne de la Ville di Parigi, la Galleria Nazionale di Arte Moderna e Contemporanea (GNAM) di Roma, la Peggy Guggenheim Collection di Venezia, The Menil Collection di Houston e il MAC USP di San Paolo in Brasile. Numerose sono anche le istituzioni milanesi: il Museo del Novecento, la Casa Museo Boschi di Stefano, la Pinacoteca di Brera e Villa Necchi Campiglio.
L’esposizione offre la chiave d’accesso a una pittura ermetica, che affonda le sue radici nella Grecia dell’infanzia, matura nella Parigi delle avanguardie, dà vita alla Metafisica che strega i surrealisti e conquista Andy Warhol e, infine, getta scompiglio con le sue irriverenti quanto ironiche rivisitazioni del Barocco. Sono circa 100 i capolavori esposti a Palazzo Reale, e attraverso un unico percorso espositivo ricostruiscono l’irripetibile carriera il grande fascino delle opere del “Pictor Optimus”.
Il fantasmico mondo di de Chirico
La mostra in omaggio a Giorgio De Chirico illustrerà le tappe fondamentali che hanno contraddistinto la sua evoluzione pittorica e l’influenza che hanno avuto diverse culture nella sua vita. Quella tedesca, che gli ha permesso di appassionarsi alla filosofia; quella francese di conoscere i grandi poeti, e quella italiana che lo ha ispirato nell’elaborazione della teoria riguardante la pittura metafisica. L’esposizione ripercorre tutte le tappe della sua spettacolare storia tramite otto sale tematiche in cui il visitatore potrà, usando le parole dell’artista, “superare i limiti dell’umano” ed evadere dalla realtà. Un percorso espositivo fatto di accostamenti inediti e confronti irripetibili che svelano il “fantasmico mondo” di una delle più complesse figure artistiche del XX secolo.
Il viaggio nella complessità dell’opera
SALA 1 – La mitologia familiare
Il viaggio ha inizio nella Grecia dell’infanzia, dal Centauro morente del 1909, un dipinto nel quale è ancora ravvisabile l’apprendistato accademico e che al contempo svela l’importanza della famiglia nella costruzione dell’iconografia dechirichiana, aspetto messo in evidenza anche dagli splendidi ritratti della madre. In questa sala fa anche la sua comparsa il tema della piazza d’Italia, che avrà ampio sviluppo negli anni ferraresi.
SALA 2 – La Metafisica
È la prima rivoluzione pittorica messa a punto da De Chirico, che trasforma i dipinti in veri enigmi. La monumentale Arianna del 1913 – straordinario prestito del MET di New York – assomma tutti i caratteri della Metafisica, approcciati dall’artista fin dagli anni parigini e sviluppati a partire dal 1914 a Ferrara, dove nasceranno grandi capolavori, tra cui L’inquiétude de l’amie ou L’astronome (1915), conservato alla The Menil Collection di Houston.
SALA 3 – Il quadro nel quadro
La terza sala è dedicata al quadro nel quadro, alla scatola nella scatola, ovvero ai giochi di prospettiva che fanno di De Chirico l’acclamato antesignano del Surrealismo. Se da un lato Le printemps de l’ingénieur (1914, Milano, Pinacoteca di Brera) e Interno metafisico (con faro) del 1918 (Torino, Castello di Rivoli) riportano il visitatore in un universo familiare, dall’altro Malinconia ermetica (1918-19, Parigi, Musée d’Art Moderne de la Ville de Paris) segna la fine del suo soggiorno ferrarese con un insieme di scatole e di oggetti dall’equilibrio instabile, che ancora una volta diventano metafora di uno stato d’animo incerto.
SALA 4 – Il Pictor Optimus
La quarta sala è un puro omaggio alla pittura dechirichiana, con temi pressoché iconici come l’autoritratto, la natura morta e il mito. De Chirico ritrae se stesso con una versatilità e una irriverenza senza precedenti, fino alla trasfigurazione nei panni di Ulisse (1921-22, collezione privata).
SALA 5 – Il manichino
Tema principe della poetica dechirichiana, il manichino è presentato in questa sala secondo differenti declinazioni: è fantoccio metafisico ne Il figliol prodigo (1922, Milano, Museo del Novecento), mentre assume le fattezze di Ettore quando stringe tra le braccia Andromaca (Ettore e Andromaca, 1924, Roma, Galleria Nazionale di Arte Moderna e Contemporanea); è un essere pensante quando veste i panni dell’archeologo o del filosofo alla metà degli anni Venti.
SALA 6 – La stanza
La sesta sala, di più ridotte dimensioni, si concentra sul tema degli interni: stanze dai pavimenti che fuggono in prospettiva, templi divenuti giocattoli, grandi nudi sovradimensionati e trasfigurati, insieme a pinete che crescono nella camera stessa dell’artista come in Ma chambre dans le midi (1927-28, collezione privata), che tocca altissimi vertici di qualità pittorica ed è immagine di una visione dell’artista.
SALA 7 – I gladiatori
I gladiatori eccezionalmente raccolti in questa stanza facevano parte di un ciclo pittorico che il mercante Léonce Rosenberg commissionò a De Chirico tra il 1928 e il 1929. Tele misteriose quanto il tema stesso: “Gladiatori! Questa parola contiene un enigma”, scriveva l’artista nel suo romanzo Ebdòmero (1929). La sala offre inoltre un piccolo, quanto intenso, omaggio alla serie dei Bagni misteriosi del 1935: degli ermetici arcani che solo l’intuizione dell’artista può sciogliere.
SALA 8 – La neometafisica
L’ultima sala funziona come una grande summa della parabola dechirichiana, con la ripresa della pittura pastosa degli anni Trenta – il “Ben dipingere”, come lo definiva l’artista stesso – fino alla rimeditazione della metafisica che, nell’idea di ripresa e replica delle Muse inquietanti, folgorò Andy Warhol come una rivoluzione. “L’ho incontrato così tante volte a Venezia e pensavo che amavo moltissimo il suo lavoro […] Ripeteva i suoi dipinti di continuo […] Ciò che lui replicava regolarmente, anno dopo anno, io lo ripetevo lo stesso giorno nello stesso dipinto” (Andy Warhol).
Questa mostra si presenta come una narrazione costruita per andate e ritorni, e indissolubilmente legata alla vicenda biografica quanto a una vasta produzione letteraria e a una profonda speculazione filosofica: un viaggio nelle immagini, nella mitologia e nella sontuosità pittorica del genio che ha rivoluzionato la cultura visiva del XX secolo.
Siete pronti ad evadere dalla realtà e superare i limiti dell’umano? Non perdete questa mostra, che vi farà perdere nell’esattezza dell’inesattezza di un sogno, quello di Giorgio De Chirico.
di Daniela Carusone