Pirelli HangarBicocca presenta Digital Mourning di Neïl Beloufa
Apre la mostra dell’artista parigino Neïl Beloufa nel famoso spazio espositivo milanese Pirelli HangarBicocca, la prima grande personale dedicata all’artista in questione in un’istituzione italiana. Digital Mourning, a cura di Roberta Tenconi, nasce da una riflessione sul panorama attuale e sul concetto di vita nel mondo digitale.
Il lavoro di Neïl Beloufa, fortemente influenzato dalla dimensione del web, dei videogames, della reality tv e della propaganda politica, utilizza il vocabolario dell’era dell’informazione per svelare il sistema di valori di una società pervasa dalla tecnologia digitale.
L’associazione dei due termini “digital” (digitale) e “mourning” (lutto) si risolve nell’incontro tra assenza di vita e contesto artificiale, una dimensione dove la vita stessa viene simulata attraverso modelli appositamente costruiti per comprenderne l’essenza.
La mostra
Neïl Beloufa si definisce un “editor” della vita reale, un montatore che assembla informazioni attingendo a ciò che già esiste per poi scomporlo e ri-presentarlo senza alcun giudizio di natura morale.
In quanto pubblico ci troviamo infatti all’interno di installazioni immersive che restituiscono una visione frammentata del reale, un universo popolato di pop-up e sistemi di telecamere a circuito chiuso “CCTV” studiati per rappresentare contemporaneamente la libertà più assoluta e l’assiduo controllo, la pressione della società, proprio come un ossimoro.
Il percorso – pensato apposta per lo spazio dello Shed Pirelli HangarBicocca – è composto da un’ampia selezione di opere video che ripercorrono la carriera dell’artista dagli esordi (con Kempinski, 2007) fino alle produzioni più recenti, alcune delle quali proiettate all’interno delle installazioni multimediali originariamente pensate dall’artista a questo scopo.
Mettere in discussione le convenzioni
Giá da Kempinski, Neïl Beloufa scardina totalmente le regole stilistiche di genere: Girato a Bamako, in Mali, il video raccoglie una serie di brevi interviste formato documentario, dove i dialoghi tra i protagonisti descrivono una realtà totalmente priva di qualsiasi visione stereotipata del continente africano, caratterizzato piuttosto da scenari fantastici e surreali scaturiti dal semplice uso del tempo verbale presente per parlare di un futuro ipotetico.
L’allegoria del mondo contemporaneo e delle sue fragilità ritorna anche nell’installazione cinetica People’s Passion, transparency, mobility, all surrounded by water (2018). Anche quest’opera prende vita a partire da una serie di interviste realizzate dall’artista agli abitanti di un nuovo complesso residenziale nel Nord America, che mostrano tutta l’artificialità insita nel modello di presunto lifestyle e benessere occidentale.
La potenza della retorica
Con World Domination (2015) invece, l’artista vuole dimostrare quanto l’idea di un mondo estremamente retorico possa essere potente, ricorrendo alla partecipazione di attori non professionisti e ricorrendo al modello del gioco di ruolo per difendere delle posizioni arbitrariamente attribuite. Proiettato sulla superficie irregolare di un muro motorizzato che si muove su un binario, il video mostra cinque scene e tavoli diplomatici dove la discussione verte su problematiche internazionali come l’obesità e gli investimenti finanziari, spesso concludendosi in evidenti contraddizioni e istanze di guerra.
Infine, con La morale de l’histoire (2019) – in una forma nuova, concepita appositamente per l’occasione – l’artista parigino narra (tramite un racconto tecno-fiabesco) le vicende di un cammello e alcune volpi del deserto che costruiscono un muro di pietre per ripararsi dal sole a discapito di una colonia di formiche. Il lavoro, che adotta volutamente i codici narrativi dell’infanzia per costruire una metafora dell’economia capitalista, conclude il percorso espositivo fungendo da riepilogo per tutte le altre narrazioni e opere.
Digital Mourning: tra voci narranti e una posizione libera ma scomoda
A dettare il ritmo del racconto sono le voci narranti, i cosiddetti “Hosts” o “Ghosts”, i cui canali audio sono programmati per rivolgere “ordini” allo spettatore. In questo modo, secondo le parole dell’artista, il pubblico si trova “in a free but uncomfortable position that should lead to thinking about what is shown instead of believing it”, ossia in una posizione libera ma scomoda che dovrebbe portare a riflettere su ciò che viene mostrato, non su ciò che si crede.
Neïl Beloufa mette così in discussione concetti permeabili come la verità e la finzione e mostra quanto questi siano intrecciati nella realtà contemporanea, i cui meccanismi sono messi a nudo proprio come i dispositivi e i cablaggi delle sue opere.
Un linguaggio estremamente contemporaneo
La mostra è disponibile fino al 9 gennaio 2022 presso lo Shed Pirelli HangarBicocca, un’istituzione no profit dedicata alla promozione e alla produzione dell’arte contemporanea che riflette la cultura d’impresa di Pirelli e il suo impegno per la ricerca, l’innovazione e la diffusione dei linguaggi contemporanei.
In un mondo dove pensiamo di essere sempre in controllo, Digital Mourning di Neïl Beloufa è il “reality check” di cui abbiamo bisogno: lasciate che questo mondo utopico ma stranamente vicino alla nostra realtà vi rapisca, attirando la vostra attenzione su particolari che altrimenti non avreste mai preso in considerazione.
di Cristina Camporese