Per chi non avesse ancora visitato la mostra degli Impressionisti esposta a Palazzo Reale a Milano, si affretti! Avete tempo fino al 19 giugno prossimo per assistere a una celebrazione dell’arte pittorica senza eguali dal Salon des refusés del 1863, alla prima esposizione impressionista del 1874 – che sancisce ufficialmente la nascita del movimento impressionista in Francia – ecco i capolavori dei maestri francesi finalmente a nostra disposizione, in una mostra che raccoglie, nelle otto differenti sale, alcuni tra i più bei capolavori impressionisti, divisi per tematiche principali: acqua, terra e cielo nelle prime due sale, la dicotomia tra città e campagna nelle seguenti due, una riproduzione visiva delle strade di Pigalle e della metropolitain parigina del tempo nella quinta sala, e per concludere i viaggi, il corpo e i piaceri della vita nelle ultime tre stanze. Andate a contemplare le pennellate sovrapposte su colori ancora freschi di Alfred Sisley (Le rive della Senna presso BY) o l’effetto della pioggia reso da Camille Pissarro (La strada per Versailles), oppure i ritratti di Pierre-Auguste Renoir, dove le macchie di colore arrivano a dissolvere i contorni delle figure (Ritratto di Madame Monet).
Imperdibili gli accostamenti di colori vividi ripresi dalle tele di Claude Monet: le macchie di rosso, giallo e crema in Campi di tulipani a Sassenheim, incastonate nel verde e nel viola della terra, vengono perfettamente rese da una serie di pennellate pastose e spesse, tecnica abitualmente utilizzata da Monet per rendere l’effetto di profondità di superficie e quindi di consistenza del terreno agricolo.
Nelle stanze centrali è in mostra il tema fondamentale dell’aria e delle sue sfumature di luce e colore. Caratteristico della pittura impressionista è il contrasto di luci ed ombre e la resa dei colori accesi, che fissino sulla tela le sensazioni del pittore di fronte alla natura che contempla. Da qui la pittura en plein air, ovvero fuori delle pareti di un atelier ma a contatto con il mondo e le sue bellezze naturali, per cogliere le vibrazioni dell’aria nella luce attraverso quell’azione invisibile che solo gli impressionisti sono in grado di rendere visibile. Perché essi colgono l’attimo e lo immortalano sulla tela attraverso l’impressione subitanea.
Vediamo allora la Pastorella di Jean-François Millet e il suo impegno di solidarietà sociale unito all’idealismo della vita e del paesaggio francese rurale; le Barche che tornano al porto di Eugène Boudin, la Strada vicino all’acqua di Jean-Baptiste Camille Corot e il Guardiano d’oche di Constant Troyon, dipinto che trasmette i sentimenti di malinconia, stanchezza e quieta operosità.Una vera rivelazione è il pittore italiano, trapiantato in Francia, Giovanni Boldini: il suo Attraversando la strada è diventato il manifesto dell’intera mostra, in virtù della capacità del suo autore di rappresentare la vita che scorre fuori dalla sua finestra a Pigalle, attraverso la luminosità e le pennellate brevi che danno all’intero affresco un senso inequivocabile di movimento.
Indimenticabili infine le tele sui viaggi, sul corpo e suoi piaceri, tra cui il reportage delle realtà egiziane di Jean-Léon Gérôme (Contadine egiziane e Mercato di schiavi), il Nudo seduto di William Bouguereau, gli Autoritratti di Renoir e, ultimo ma non meno importante, colui che ha saputo meglio sintetizzare i piaceri della vita: la mostra si chiude, infatti, con Ballerine nella classe di danza e Prima della corsa di Edgar Degas, unico pittore impressionista che dipinge in studio anziché en plein air.
Antonella Greco