Chi siamo? Da dove veniamo? Che cosa ci aspetta nel futuro? Sembra partire proprio da questi quesiti ancestrali la mostra Homo Sapiens. Le nuove storie dell’evoluzione umana, in scena al Mudec – Museo delle Culture di Milano fino al 26 febbraio 2017.
Un racconto epico, quello curato da Telmo Pievani su un progetto di Luigi Cavalli Sforza. Una sintesi interattiva e tecnologica dei primi, grandi passi dell’essere umano verso la civiltà odierna. Il visitatore è il protagonista: è chiamato a immergersi nei paesaggi dell’era di Neanderthal, ad ammirare una ricostruzione eretta della leggendaria Lucy, a toccare con mano le forme dei crani dei nostri predecessori. E ancora, un mappamondo multimediale mostra il cammino – letterale – dell’uomo, culminante con l’espansione della nostra specie in tutti i continenti; le orme di Homo Ergaster sono esposte per la prima volta dopo il ritrovamento a giugno 2016; un paesaggio dinamico riporta sulla cima di un vulcano di 4 milioni di anni fa in compagni di una famiglia di ominidi.
Per i più piccoli, installazioni di edutainment trasformano l’esperienza della mostra in un enorme gioco; scommettiamo però che anche gli adulti si faranno rapire dalla postazione “Parla anche tu neanderthaliano”, la quale fa proprio ciò che promette: trasformare la propria voce nei vocalizzi dei nostri antenati.
Fra le 5 sezioni della mostra, tutte ugualmente dense di reperti ed esperienze, corre poi un fil rouge impossibile da ignorare: quello dell’improbabilità della distinzione fra le razze umane. La sezione “Tutti parenti, tutti differenti” è volta proprio a mostrare come non esistano prove scientifiche dell’esistenza di razze distinte nella nostra specie. La biologia ci accomuna, la cultura ci rende una moltitudine variopinta, ma sempre tutti figli della stessa, millenaria evoluzione. Proprio quella che Homo Sapiens racconta.
di Martina Faralli