Qhapaq Ñan: viaggio nel mondo degli Inca, la mostra al Mudec dal 9 febbraio al 25 aprile
Dal 9 febbraio al 25 aprile 2021, il Mudec introduce il pubblico a un viaggio attraverso i secoli: miti lontani e una cultura ancora avvolta nel mistero, frammenti di una storia in parte inesplorata che affonda le sue radici più di 600 anni fa in Perù. Si tratta di Qhapaq Ñan, una mostra dedicata al grande Impero Inca.
Il Mudec come una finestra sul passato: il mondo degli Inca tra khipu, tessuti e ceramica
Niente calcoli su fogli di carta o operazioni con la calcolatrice: per registrare dati matematici si utilizzava il khipu. Lo strumento è uno dei pezzi forti della mostra. Creato con cotone greggio e tinto filato e ritorto, questo oggetto è composto da un insieme di corde di diversa lunghezza, alcune unite da nodi. Ogni corda corrispondeva a un individuo. Il khipu dunque serviva per annotare il numero di persone appartenenti a un gruppo, un vero e proprio metodo di censimento. Questo sistema di notazione binario veniva usato dagli Inca nel XV/XVI secolo, ed era il più diffuso nella costa settentrionale del Perù.
Vicino alla moderna città di Arequipa, nell’area di Chuquibamba, si nasconde un’antichissima tradizione tessile. La si può ammirare nei frammenti di un mantello femminile dalle decorazioni policrome e geometriche. I tessuti venivano realizzati con la tecnica dell’arazzo, lavorando fibre di camelide tinte. Questo stile ha visto la sua massima fioritura nel periodo di conquista inca ed era molto apprezzato dai membri delle classi sociali più alte.
Donne e uomini influenti e di nobile stirpe si abbellivano con indumenti dalla decorazione a scacchiera, dove motivi figurativi si alternavano a quelli geometrici. In questo mantello spiccano raffigurazioni di uccelli, accompagnati da un serpente bicefalo stilizzato in un movimento a zigzag. I dettagli, la precisione dei disegni e la raffinatezza del tessuto rendono questo ritrovamento unico al mondo.
Non può mancare una bottiglia di terracotta risalente al XV/XVI secolo. Gli Inca non erano solo bravi tessitori, ma erano abili anche nel campo della ceramica. Avevano uno stile particolare, detto inca provinciale, rispecchiato pienamente in questo vaso. Presentava la forma tipica dei recipienti della zona della sierra e poteva contenere acqua o molto probabilmente la tradizionale chicha de jora (una bevanda prelibata a base di mais maltato).
Ponti sospesi e divinità in un viaggio dal Mudec verso la cultura Inca
Per permettere agli spettatori di immergersi nell’atmosfera dell’ambiente Inca, sono stati chiesti in prestito al Museo di Storia Naturale una coppia di Alpaca. I due esemplari, morti nel 1966, sono una madre e il figlio, provenienti dallo zoo di Milano. Questo animale era tipicamente presente nella vita degli Inca: oltre a trasportare materiali per uso lavorativo, il pelo veniva utilizzato per la produzione di lana. L’allestimento della mostra è stato studiato per proiettare il pubblico nel mondo della cultura Inca.
Il viaggio inizia all’ingresso: il logo di Qhapaq Ñan si ispira al sole, o Inti, principale divinità di questo antico popolo. Procedendo, si viene circondati da dettagli in corda che riportano alla mente i ponti sospesi in fibra vegetale. Famose e conosciute soprattutto grazie al mondo del cinema, molte di queste strutture sono intatte ancora oggi. Il Mudec ne propone una riproduzione che sarà l’elemento distintivo della mostra. Non ci si limiterà ad attraversare la storia degli Inca, perché verranno proposte vetrine con oggetti appartenenti anche ai popoli che li precedettero nelle Ande centrali. Qhapaq Ñan non è solo un’esposizione, ma si presenta come un vero e proprio cammino: passo dopo passo si riavvolge il tempo e si ripercorrono i secoli.
di Veronica Pepe