Fabrizio Dusi è un artista le cui opere sono ben riconoscibili per stile e unicità. I soggetti sono prevalentemente sagome di persone singole, in coppia o in gruppo, stilizzate, in ceramica ma anche in altri materiali. I muri decorati dalle opere di Dusi hanno un effetto visivo potente per i colori brillanti, l’essenzialità delle forme, l’immediatezza del messaggio e danno rappresentazione in modo leggero e vivace (e a tratti ironico e provocatorio) di un’umanità che fatica a mettersi in relazione a partire dalla pratica più basica, quella della conversazione. Monologhi, dialoghi, silenzi, bocche spalancate di teste viste di profilo, a cui si aggiungono ora anche simboli e scritte in corsivo o stampatello, affermazioni sintetiche di dialoghi ridotti all’osso.
Fabrizio collabora con diverse gallerie, è una presenza fissa da svariati anni ad Artefiera a Bologna e ha partecipato a progetti per importanti enti pubblici e privati tra cui ricordiamo l’installazione “basta blablabla” per SDA Bocconi, a Milano. In occasione della 55esima edizione del Salone del Mobile di Milano, inaugurerà il 17 Aprile una nuova personale presso il PlasMa, spazio dedicato alle mostre di arte contemporanea, adiacente allo storico Club Plastic.
– Cominciamo da quest’ultimo progetto, Inside, presso lo spazio PlasMa. Ci puoi spiegare di cosa si tratta? Quali opere esporrai? Come è nata l’idea di questa mostra?
Simone Zeni, curatore del PlasMA (Plastic Modern Art), mi ha invitato a proporre un progetto ad hoc per questo spazio ex industriale, una bella sfida per me in quanto è molto diverso come aspetto e dimensioni dagli spazi dove ho esposto finora. Entrando in questo capannone sono stato ispirato dalla sua vastità e mi ha suggerito una voglia di protezione e di spazi delimitati. Da qui le opere e il titolo della mostra, INSIDE. Le opere che si vedranno sono state quindi pensate per il PlasMA e ci sono vere novità, tutte da scoprire. Ho usato soprattutto materiali a me cari, quali la ceramica e il neon ma non solo.
– Questa mostra sarà inaugurata durante la Design Week di Milano. C’è qualche legame che lega le tue opere al design?
Il design è più legato alla funzionalità di un oggetto anche se talvolta effettivamente va oltre e di esempi ce ne sono molti. Non credo che il mio lavoro attualmente si leghi al design anche se non nascondo che mi appassiona, in particolare quello ceramico espresso dal Post Moderno degli anni Ottanta del Novecento. Sono stati anni incredibili per il design grazie a personaggi come Sottsass e Mendini, per citarne un paio tra i più famosi.
– Cosa andrai a vedere durante la Milano Design Week? E’ un appuntamento che segui?
Sì, è un appuntamento che seguo, soprattutto il Fuori Salone, sia quello storico di via Tortona sia i nuovi distretti quali Lambrate e Brera. Mi piace girare per gli spazi alternativi e vedere le novità che arrivano dal mondo dove ricerca, sperimentazione e fantasia si fondono assieme, insomma quello che si può riassumere con la parola creatività.
– Da dove deriva il tuo amore per la ceramica? Quali le caratteristiche di questo materiale come forte mezzo espressivo oltre che pratico e decorativo?
Nasce casualmente da una collezione privata di vasi prodotti in Germania dell’Ovest, negli anni Settanta del Novecento. Forme e colori accattivanti, smalti lucidi e opachi combinati tra di loro in una casualità solo apparentemente astratta. Da lì sono iniziate la mia ricerca, la voglia di conoscere di più l’arte ceramica e i suoi protagonisti. E poi mi ha affascinato l’idea che, per ottenere un prodotto ceramico di qualsiasi tipo, devi partire dall’argilla, cioè dalla terra. Sei tu che decidi cosa vuoi ottenere e come “domare” le varie fasi tecniche che si susseguono, cotture e decorazioni, fino al prodotto finito.
– Le tue opere sono esposte in gallerie, luoghi pubblici, case private (anche all’estero): pensi che la ceramica stia vivendo un bel momento? C’è una maggiore richiesta di installazioni in ceramica da parte dei committenti?
In generale la ceramica artistica sta vivendo un buon momento e c’è interesse sia da parte dei collezionisti che degli enti pubblici. Basti pensare alla mostra collettiva a cui ho partecipato l’anno scorso a Roma, alla GNAM, per comprendere lo stato attuale della ceramica artistica in Italia. Posso confermare che nel mio caso ho avuto un ottimo riscontro, non so se avrei avuto lo stesso risultato partendo con altri materiali.
– Ti hanno definito un artista pop con influenze dalla street art. Chi sono i tuoi artisti e designers di riferimento che ti hanno ispirato o a cui ti ispiri?
Più che ispirato, quelli che a me piacciono di più e che sento più affini al mio lavoro sono in particolare artisti figurativi e innovativi come Leger, Dubuffet, ed Haring.
– Nel campo della ceramica hai preso ispirazione da qualcuno in particolare o ti sei inventato da zero?
Anche se ho iniziato con la ceramica non mi sono ispirato a nessun maestro in particolare. Credo di avere inventato un linguaggio espressivo totalmente nuovo e molto personale.
– Negli ultimi anni, oltre ad utilizzare la ceramica hai spaziato anche con altri materiali: pittura, neon, legno, plexiglass. Che importanza ha per te la sperimentazione?
Fondamentale. Sento la necessità di sperimentare, di utilizzare materiali differenti e di combinarli insieme tra loro. Così sono nate le mie installazioni come NONONOSI: scritte create con la ceramica e il neon. E poi il legno, la pittura su tele o su teloni in pvc (quelli utilizzati dai camion) e specchi. Comunque, indipendentemente dal materiale usato, credo di avere uno stile personale riconoscibile.
– Seguendo la tua produzione si notano delle evoluzioni molto interessanti anche sui contenuti. Quali sono i temi a te più cari?
Più che vari temi direi un tema fondante: l’incomunicabilità e la conseguente difficoltà di relazionarsi con gli altri. Ecco che le mie installazioni di scritte o i miei personaggi che urlano a bocca aperta, solitari in “Monologhi”, compatti in “Folle” o all’interno delle proprie famiglie in “Classic Family”, rappresentano questo disagio.
– Uno dei tuoi ultimi progetti, molto interessante e attuale per il tema trattato, è proprio quello della Classic Family, che hai anche esposto per la prima volta alla tua personale di Arezzo l’anno scorso e, più recentemente, presso la galleria Melesi di Lecco. Ci spieghi di cosa si tratta?
La ricerca sulla incomunicabilità è partita da un mio percorso individuale e intimo. I miei lavori sono un po’ autobiografici e referenziali. Ad un certo punto, mi sono reso conto che queste difficoltà molto spesso nascono all’interno del nucleo famigliare di appartenenza. La famiglia è la prima base di relazioni in cui un individuo si cimenta sin dalla nascita. Il concetto di famiglia classica intesa come mamma papà e figlio, però, mi sembrava troppo riduttivo. Per cui con la Classic Family rappresento, oltre ad una mamma un papà e uno o più figli, due uomini o due donne omosessuali, una madre o un padre single con uno o più figli, un single, una famiglia multirazziale, una senza figli, convivenze e così via. Insomma, tanti ritratti raffigurati nella forma classica ma declinati nel senso più umano e sentimentale, senza limiti alle varie combinazioni, in linea con la reale trasformazione in atto nella nostra società.
A questo punto non ci resta che andare ad ammirare Inside per scoprire cosa ci riserva questa nuova mostra di Fabrizio Dusi.
Fabrizio Dusi INSIDE
A cura di Simone Zeni
Da domenica 17 aprile 2016 a domenica 29 maggio 2016
Opening: 17 aprile 2016 dalle ore 23.00
PlasMA Plastic ModernArt – Via Gargano, 15 MILANO
di Martina Valenziano