Milano rende omaggio ad un innovatore del linguaggio artistico concettuale del dopoguerra, Emilio Isgrò, anno 1937, attraverso una ricca selezione di lavori esposta fino al 25 settembre presso Palazzo Reale.
Isgrò è divenuto celebre per la reinterpretazione del messaggio artistico, attraverso simboli e parole eliminati da libri ed enciclopedie, per una ricerca artistica del linguaggio comunicativo, definendola come un’arte del segno.
Inoltre, lotta fermamente contro la comune simbologia pittorica, e nelle sue opere si può osservare come le macchie nere vadano a sostituire interi testi stampati, lasciando spazio solo agli elementi chiave della rappresentazione; lo stesso avviene su tele, spartiti o carte geografiche, che restano comunque carichi di spirito e soprattutto identificano in modo immediato un messaggio chiave – fatto di pochi tratti – che affronta tematiche storiche, politiche e culturali. Una forte riflessione si basa anche sulla propria identità, in contrapposizione con la sua stessa negazione.
Dal lavoro sulla scrittura si passa a quello dell’elaborazione grafica di immagini che, attraverso una cancellatura di dettagli, vanno a delineare ed identificare i gesti significativi di un dipinto. Allo stesso tempo, emerge un forte attaccamento alle origini mediterranee dell’artista, al mare, all’incontro di culture e lingue diverse e ai grandi popoli classici.
Altre due location dedicate all’esposizione di Emilio Isgrò sono le Gallerie d’Italia e Casa del Manzoni.
di Silvia Fabris