Il forzato slittamento di uno degli eventi più celebri al mondo ha fatto sì che questa edizione fosse non solo attesissima, ma ricca di novità interessanti provenienti dalla comunità architettonica internazionale. La Mostra Internazionale di Architettura organizzata dalla Biennale di Venezia ci lascerà senza fiato, tra i dubbi di chi si domanda quali potenziali evoluzioni ci sarebbero dovute essere dopo un anno che ci ha permesso di accedere alla bellezza delle opere artistiche e architettoniche solamente in forma digitale.
How will we live together?
22 maggio e 21 novembre sono due date che segnano l’inizio e la fine di uno degli eventi più attesi di tutti i tempi: la Mostra Internazionale di Architettura di Venezia. Quest’anno la 17° edizione, dal titolo How will we live together?, segna uno straordinario ritorno alla normalità, regalando al suo pubblico la visione delle opere di 112 artisti provenienti da 46 Paesi. La mostra, curata da Hashim Sarkis, è divisa in 5 diverse aree tematiche allestite ai Giardini, all’Arsenale e Forte Marghera.
Straordinariamente variegata, permeata di tematiche estremamente attuali ed etiche, questa edizione si distingue non solo per essere un grande evento dopo un periodo di buio intellettuale, ma per comprendere una serie di partecipazioni fuori concorso di ricercatori provenienti dalle università di tutto il mondo.
L’intero evento presenta un particolare focus sull’apprendimento, tanto che è stato arricchito da incontri con architetti e studiosi che dialogheranno tra loro su tematiche legate al rapporto tra architettura e ambiente nei Meeting on Architecture. Nel corso dell’ultimo decennio, La Biennale ha dato crescente importanza all’attività formativa, sviluppando un forte impegno nelle attività a sfondo educativo, che comprende un’offerta di percorsi guidati e attività di laboratorio per chiunque voglia approfondire la sua passione per la materia.
Sostenibilità ed eticità si mescolano in un’edizione che vede premiati con il Leone d’Oro alla carriera Rafael Moneo e alla memoria Lina Bo Bardi, dimostrando che lo stereotipo dell’architettura come disciplina a trazione maschile è finalmente superata.
Tra multidisciplinarietà e ibridazione
La multidisciplinarietà ha da sempre rappresentato un’altissima forma di prestigio, e quest’anno La Biennale incrocia il 15° Festival Internazionale di Danza Contemporanea, che impreziosirà l’edizione con frammenti coreografici ideati dal direttore artistico Wayne McGregor.
Multidisciplinarietà significa anche diversificazione, aspetto denotato dalla nazionalità dei partecipanti, che fanno passare alla storia questa edizione come la più ricca rappresentanza di progettisti attivi in Africa, America Latina e Asia.
L’ibridazione consiste nell’introduzione di 17 eventi collaterali ammessi dal Curatore per arricchire il pluralismo di voci che caratterizzano la Mostra e per insediarsi nell’intero tessuto Veneziano.
Ospite speciale è il Victoria and Albert Museum di Londra, che per il quinto anno consecutivo presenta il Progetto Speciale dal titolo Three British Mosques. La mostra è coordinata dalla curatela dell’architetto Shared Saleem, che vuole mostrare il mondo non documentato degli spazi adibiti a moschee nella capitale inglese.
L’attesa è finita, spegniamo gli schermi e prepariamo gli occhi ad assistere alla grande bellezza.
di Martina Tronconi