Giovedi 31 Marzo a Miami si è spenta all’età di 65 anni Zaha Hadid, volto fra i più illustri e noti all’interno dell’architettura contemporanea.
Così fugace da non poter essere veritiera, la notizia è stato confermata dal suo studio internazionale Zaha Hadid Architects, basato a Londra ed annoverato tra i più importati al mondo, composto da 246 architetti.
Ella stessa disse: “L’Architettura è particolarmente difficile per le donne, non c’è motivo per cui lo sia. Non voglio dare la colpa agli uomini o alla società, ma viene da lontano. I clienti erano uomini, l’edilizia è un mondo maschile”.
Questo aspetto, però, non ha mai ostacolato o impedito alle sue idee di realizzarsi, facendola collocare nella storia dell’architettura grazie ai suoi spigoli acuti e le curve esagerate. Eppure, trovandosi nel Paese del pragmatismo per eccellenza, avrebbe potuto scegliere la strada più semplice applicando prospetti simmetrici o una griglia proporzionale ai suoi edifici, ma è sempre rimasta fermamente devota all’astrattismo.
Nella sua continua ricerca teorica certo non mancano le contaminazioni del passato.
Le sue origini musulmane l’hanno segnata in modo indelebile, pur avendo ricevuto un’educazione internazionale sia a Bagdad in una scuola cattolica che in Svizzera. Consegue la laurea all’American University, dove fra il 2006 e il 2014 ha avuto modo di costruire l’Issam Fares Institute for Public Policy & International Affairs. Nei successivi studi all’Architectural Association School of Architecture ha conosciuto – tra gli altri – Rem Koolhaas, suo maestro ed Elia Zenghelis, con cui è stata presente all’avvio di OMA .
L’evoluzione di Zaha Hadid è affascinante nella sua metamorfosi poiché, ancor prima di intraprendere il percorso architettonico, è stata influenzata ed ispirata dalla pittura delle prime avanguardie russe con artisti come, Tatlin, Jakulov, Malevič e dalla loro capacità di introdurre nella pittura e scultura i principi della deformazione dinamica degli oggetti, anticipando addirittura la composizione architettonica nell’introduzione di tale principio.
Nell’ultimo ventennio della sua carriera emerge una maturità tale da condurla verso la continuità spaziale e formale, che presenta minor frammentazione e linee spezzate a favore di curve più sinuose che corrono dall’esterno verso l’interno e viceversa, senza soluzione di continuità.
La sua notorietà nel panorama mondiale emerge non solo dai commenti commemorativi susseguiti sulla scia del cordoglio, ma anche dagli omaggi ai suoi progetti che uniscono architettura, arte e design. La vera forza di Zaha sta, non tanto nelle sue capacità creative, quanto più nella sua dirompente personalità nel comunicarle: non dimentichiamoci che è stata la prima donna (e in assoluto la prima musulmana) ad essere inserita e a vincere il Pritzker Prime – equivalente in architettura del Nobel – e il RIBA Royal Gold Medal 2016 for Architecture. E’ stata inoltre eletta da Forbes nel 2008 fra le 100 donne più potenti al mondo, oltre che dal Guardian tra le 50 icone più eleganti del pianeta per il suo stile.
Uno stile che non poteva non coinvolgere anche il mondo della moda, che ha potuto ammirare una collezione esclusiva di bracciali e anelli in partnership con Caspita, gioielleria svizzera fondata da Arlene Bonnant. Il primo passo verso una serie di altre stupefacenti collaborazioni che fondono gioielleria, architettura, arte contemporanea e design. Creazioni “reticolari” le sue, in maglia doppia in filigrana prodotta in oro nero, oro bianco, oro giallo e oro rosa. Disponibili nelle varianti con diamanti o senza e che in Italia sono in mostra e in vendita a Milano presso 10 Corso Como. A questo progetto iniziale nel campo del fashion, sono poi seguite una collezione di scarpe per Lacoste, una borsa limited edition per Louis Vuitton e un’ulteriore linea di gioielli per Swarovski.
Alcune delle opere che l’hanno resa celebre sono il Center for Contemporary Art (Cincinnati, USA), la stazione dei pompieri a Vitra a Weil am Rhein (1994, Germania), la Guangzhou Opera House (2010, Cina), il Galaxy Soho Center (2012, Cina) e il London Aquatics Center (2012, Londra), dove si sono disputate, fra le molte polemiche, le gare di nuoto e sport acquatici delle ultime olimpiadi.
In Italia, invece, non possiamo non menzionare il MAXXI Museo Nazionale delle Arti del XXI secolo di Roma, il quartiere CityLife di Milano nell’area dell’ex Fiera ed infine il progetto della Stazione Marittima di Salerno, dove avrebbe dovuto presenziare all’inaugurazione che si terrà questo mese e che ora vedrà celebrarne la sua memoria come Dama delle forme.
di Isabella Civico