Foscarini inaugura, in occasione del Salone del Mobile di Milano, il nuovo showroom in Corso Monforte, la rinominata Lighting Road
Foscarini, Headquarter nella Lighting Road
Foscarini, uno dei marchi-simbolo della luce italiana nel mondo, è sempre più nel cuore di Milano. Il brand è oggi molto attento a dare rilievo al concetto di Made in Italy, avvicinando ulteriormente il consumatore finale alla community degli artigiani/progettisti; da qui la scelta da parte di Carlo Urbinati, Presidente di Foscarini, di aprire lo showroom in una delle vie più strategiche per le aziende di design, la rinominata Lighting Road.
Lo showroom Foscarini ideato da Ferruccio Laviani
Presso Spazio Monforte, l’architettura nel complesso è stata riorganizzata con l’obiettivo di far emergere un design semplice, lasciando i prodotti liberi di esprimersi ed essere compresi. Lo showroom ideato da Ferruccio Laviani è suddiviso su due piani multifunzionali, poiché è sia uno spazio espositivo, sia un luogo d’incontro per clienti e professionisti.
MYLIGHT il nuovo progetto firmato Foscarini
Foscarini accoglierà alla 30esima edizione della biennale Euroluce, il Salone Internazionale dell’Illuminazione presso il Salone del Mobile, le molteplici novità del brand, che saranno proposte al pubblico in uno spazio di grande presenza scenica curato dall’architetto Ferruccio Laviani. Uno dei dieci progetti che verranno presentati è Mylight, sistema intelligente che unisce la tecnologia di oggi al design inconfondibile firmato Foscarini.
Questo progetto in particolar modo, racconta la piena essenza dell’anima di Foscarini, azienda che mira a sviluppare progetti coerenti con l’identità del marchio e in sintonia con quella che Carlo Urbinati chiama la Foscarinitudine, un mix di creatività e magia che parla prima al cuore e poi al cervello.
Lo showroom, insieme ai pezzi iconici dell’azienda, presenterà anche tutte le novità esposte in fiera. Il design si sa è una questione di scelte, e noi per questa Design Week 2019 vogliamo essere contagiati dalla Foscaritudine.
di Simona Cambareri