Si svolge a Firenze, presso Palazzo Strozzi, la mostra “Picasso e la modernità spagnola”, dal 20 settembre 2014 al 25 gennaio 2015.
Un’esposizione pensata per raccontare qualcosa di diverso, una visione inedita ed esclusiva dell’artista spagnolo. Dedicata ad uno dei più importanti maestri del XX secolo, è stata realizzata grazie alla collaborazione tra la Fondazione Palazzo Strozzi e il Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofia di Madrid.
Piuttosto articolata, la mostra è suddivisa in diverse sezioni, con oltre 90 opere tra dipinti, disegni, incisioni, sculture e un film, e non solo spiega l’influenza di Picasso sull’arte moderna spagnola, ma presenta le novità più originali e significative che il pittore e gli altri artisti spagnoli hanno portato nel panorama artistico internazionale.
Il periodo di tempo ripercorso è quello compreso tra il 1910 e il 1963, mettendo in evidenza temi e poetiche dell’artista che più di ogni altro ha segnato la storia del Novecento e che hanno contraddistinto le trasformazioni dell’arte e della cultura spagnola, in relazione con il contesto sociale e con quello storico-politico.
Tra le opere esposte sono presenti celebri capolavori di Picasso, come “Testa di donna” (1910), “Ritratto di Dora Maar” (1939), e “Il pittore e la modella” (1963).
La parte più suggestiva di tutto il percorso espositivo è sicuramente la sezione “Verso Guernica: il Mostro e la Tragedia”. Si tratta di una sala dove sono stati racchiusi una serie di disegni preparatori, incisioni e dipinti, mai esposti in numero così elevato fuori dalla Spagna, che mostrano e raccontano l’ispirazione e il lavoro di Picasso avvenuto giorno per giorno per la realizzazione del capolavoro “Guernica” (1937), e permettono di ricostruire i trasferimenti e le contaminazioni tra figure e simboli nell’opera dell’artista. Numerosi sono gli schizzi di Minotauro, figura cara all’artista, riconosciuta quale suo alter ego, una creatura a metà tra umano e mostruoso.
Si ricorre poi all’iconografia della donna torero, che ha valori paradossali. L’elaborazione da parte dell’artista del Mostro si estese alla Tragedia nel 1936, quando scoppia la guerra civile spagnola. Picasso cerca allora di ricomporre i temi sviluppati nelle saghe del Minotauro e della donna torero per metterli al servizio della tragedia. Ecco allora che nasce il celebre “Guernica”, in cui l’artista sviluppa una costellazione di relazioni, prestando speciale attenzione al cavallo, che è rappresentazione simbolica del popolo, unito alla donna che soffre per il figlio morto. Il toro in Picasso rappresenta la brutalità, ma l’artista ama questo animale e lo umanizza nei propri disegni. Compaiono poi le iconografie della madre che piange e la testa tagliata sofferente: utilizzando il colore Picasso propone in essa un’espressione di dolore, ma non di sconfitta, un’immagine insieme di sofferenza e di lotta.
Durante la mostra si insiste molto sul concetto di “variazione”: Picasso eseguiva infinite variazioni pittoriche sui temi che gli interessavano, viaggiando tra stili diversi, come un nomade, senza regole. Sfuggendo agli schemi, usava gli stili come fossero parole a cui cambiare continuamente significato.
Inoltre, partendo da Picasso, o dalla relazione tra Picasso e Gris, Mirò, Dalì, Dominguez o Tàpies, si presenta da un lato, il singolare e poco noto contributo spagnolo all’arte della forma costruita, concreta e analitica e, dall’altro, il “nuovo lirismo”, definito nella pittura del segno e della superficie, e nella scultura del disegno nello spazio. Si cerca di comprendere la peculiare dialettica della creazione spagnola tra realtà e sopra-realtà e ci si addentra, con un differente registro creativo, nella fondamentale relazione tra natura e cultura come espressione di identità.
La mostra si conclude considerando i percorsi attraverso i quali gli artisti spagnoli hanno affrontato la svolta verso un’altra nozione di modernità.
Questa esposizione offre molti spunti di riflessione. Si potrebbe considerare una mostra di una certa complessità, risolta però in modo tale da fornire molti strumenti utili alla sua comprensione, una mostra che ha bisogno di tempo per esplorarla ed interagire con le sue opere. Molto interessante è che ai visitatori venga chiesto di lasciare pensieri e opinioni rispetto ad alcuni temi, brevi scritti che entreranno via via a far parte dell’esposizione stessa. Si è cercato di coinvolgere bambini e adulti, disponendo di apparecchi elettronici, di una sala lettura e di uno spazio per disegnare lungo tutto il percorso.
Una mostra che dunque merita attenzione, capace di insegnare qualcosa.
di (Arianna Lestini)