La magica riscoperta del Realismo
L’ultima volta che il Realismo ha raggiunto il pubblico milanese tra le mura di Palazzo Reale è stato nel 1986. Trent’anni dopo si ripropone il tema con una nuova mostra curata da Gabriella Belli e Valerio Terraroli. Realismo Magico mette in rilievo un movimento che per decenni è rimasto nell’ombra, ma che oggi sta diventando un vero e proprio trend.
Il periodo storico tra le due guerre infatti sta gradualmente uscendo dall’oblio in cui rischiava di affondare. La sua valorizzazione è sempre più frequente, soprattutto dal punto di vista artistico. La pittura del passato diventa così protagonista di un percorso immersivo, dove lo spettatore si sente avvolto e catturato. La particolarità dell’immagine crea suggestione, tanto che i curatori stessi la descrivono “algida, tersa, spesso indagata nei più minuti dettagli, talmente realistica da rivelarsi inquietante e straniante”.
Il ritorno all’ordine per una mostra tutta italiana
La riscoperta di questi capolavori rivela l’importanza di una corrente tanto peculiare quanto instabile, ma che nella sua precarietà ha posto le basi dell’arte contemporanea. La mostra è strutturata come una visita guidata ed è organizzata secondo un ordine cronologico e filologico. Le protagoniste sono le opere italiane.
Tra gli artisti di spicco troviamo Felice Casorati, con il “Ritratto di Silvana Cenni” del 1922; Giorgio de Chirico con “L’autoritratto” e “L’ottobrata” del 1924, le prime invenzioni metafisiche; Carlo Carrà con “Le figlie di Loth” del 1919 e ancora Gino Severini con “Giocatori di carte”.
La tendenza che accomuna le pitture è il ritorno all’ordine, ovvero il rifiuto degli eccessi delle avanguardie verso un linguaggio più chiaro e sobrio. Il Movimento era diffuso in tutta Europa a partire dagli anni ’20 del Novecento, ma in Italia ha abbracciato di più la tradizione classica e rinascimentale.
Il confronto al servizio della scoperta
Realismo Magico propone anche una nuova lettura tematica: la maternità e i bambini, i nudi femminili e il paesaggio, la natura morta e l’allegoria. Le contrapposizioni non si limitano solo al contenuto, ma anche alle inclinazioni del realismo in Germania. Si tratta della nuova oggettività tedesca, conosciuta in Italia grazie a Emilio Bertonati con la Galleria del Levante agli inizi degli anni Sessanta.
I confronti servono per cogliere il carattere innovativo e originale del Movimento italiano rispetto al resto d’Europa. Una riscoperta graduale, dove ogni opera permette di conoscere a fondo una delle correnti più significative dell’ultimo secolo. La mostra infine è dedicata a Elena Marco, forte sostenitrice del progetto, che ha unito alla professione di giornalista la passione per il collezionismo. L’evento è un viaggio imperdibile che fa luce su una parte significativa della cultura del Paese, unica e sempre più attuale.
di Veronica Pepe