Rick Owens – Dialog with Emerging Italian Designers
Apertura in tandem con la Milano Design Week, Rick Owens è protagonista di questo Super Salone dal 5 al 10 settembre con un’exhibition allestita allo spazio CB32 di via Cesare Balbo, attraverso cui si assisterà a un dialogo tra le sue creazioni e quelle di alcuni designer emergenti italiani.
Parlare di California senza citare Rick Owens sarebbe un vero scandalo. Visionario creative director dell’eponimo marchio (Rick Owens), ha sempre portato avanti anche un’altra passione, affiancandola a quella per la moda: l’architettura. Owens si rivela un uomo tutto da scoprire.
La continua ricerca fondata sull’esplorare un mondo, estremizzando, abissale e insidioso, dove il nero è il colore predominante, se non esclusivo, riesce, però a farne uscire il suo stile glunge, minimalista e architettonico, come si è potuto evincere dall’ultima collezione menswear SS 2022 presentata (per la quarta volta!) sulla spiaggia del Lido di Venezia. Una firma, la sua, stimata e apprezzata nel continente nonché fonte d’ispirazione per una new generation di designer che scalpitano per affermarsi e crearsi anch’essi “un nome”.
Nel corso della sua carriera, Rick Owens ha impiegato le energie anche nella creazione di forme, archetipi e materiali che hanno portato a nuove forme di mobili e pezzi d’arredo. La sua musa numero uno, Michèle Lamy, nonché sua moglie, ci tiene a sottolineare quanto la propensione del couturier per i mobili brutalisti sia seconda soltanto alle sue collezioni di moda.
Gli arredi dello stilista sono in passato già stati celebrati dalla Triennale, che gli aveva dedicato la retrospettiva “Rick Owens. Subhuman inhuman superhuman”. In quest’occasione lo spazio CB32 si prepara ad accogliere dei mobili in una fase evolutiva, per comprendere pezzi più grandi con un’inclinazione architettonica, ma anche oggetti di dimensioni ridotte, che vantano lo stesso spirito dei più grandi e permettono la conservazione di quell’innata raffinatezza originale.
“My forniture is my couture. I’m using rare materials and artisans with specialized skills to create unique, one-of-a-kind objects”
Le parole di Owens non lasciano scampo; quando il couturier afferma che i suoi mobili sono la sua couture e grazie all’attenzione verso materiali pregiati e una realizzazione meticolosa si raggiunge un risultato unico, è impossibile non arrendersi all’idea che siamo davanti a influencer a tutto tondo, per usare un eufemismo attuale.
I mobili che compongono gli arredi hanno come denominatore comune l’essere minimal e contemporanei, moderni e misteriosi. Le finiture variano così come le trame, si passa dall’oro al nero, e nel mettere in evidenza quella vena brutalista tanto amata da Owens, presentano accostamenti materici liberi; è facile scorgere del cemento e compensato grezzo affiancato al cristallo di rocca o al raffinato marmo di Carrara. Ma questo è Rick Owens.
How Rick Owens’s forniture inspired other designers?
Le collezioni del couturier sono rappresentate dalla Galleria Philia di New York, curatrice durante la Milano Design Week del vernissage in cui sono presentati i pezzi di design dell’acclamato Owens, insieme ai lavori dei più talentuosi giovani designer italiani, con l’obiettivo di instaurare un dialogo tra i due mondi.
Uno dei due fondatori della Galleria Philia, Ygael Attali, ha fatto presente come gran parte dei designer contemporanei tra i 20 e i 35 anni siano stati ispirati da Rick Owens. Attali, inoltre, è fortemente convinto che le linee più morbide, le cromie più chiare e la giocosità del design contemporaneo italiano siano il bilanciamento perfetto per uno stile di forte impatto come quello firmato da Owens, che forse agli occhi dei visitatori apparirà con un tocco di infantilità che piace.
I designer emergenti
A Milano, nello spazio dedicato a Rick Owens, tra i partecipanti italiani emergenti ci sono Augusta Bottoni, il duo comasco Draga & Aurel, l’architetto Pietro Franceschini, dAM Atelier, Samuel Costantini, Cara & Davide, Morghen Studio e Lorenzo Bini.
I pezzi dei designer emergenti sono stati creati in risposta a oggetti ben noti di Owens, tra cui un tavolo con le corna della sua serie Evolution e la sedia geometrica Alchemy. Nella mostra, suddivisa in piccoli gruppi, si può osservare il lampadario Ophelia di Owens, composto da ovali neri intrecciati, sospeso al centro dello spazio, affiancato da un oggetto in ottone del duo di Design Morghen, illuminato con strisce led strette e dalla forma che ricorda un ramo di un albero.
E ancora, un vaso di bronzo e un portacandele del couturier vengono abbinati al tavolo minimal in acciaio inossidabile realizzato su misura, presentato da dAM Atelier. Altri ciotole, vasi caratterizzati da basi triangolari e forme tondeggianti sono posti su un coffee table in marmo firmato dall’architetto milanese Lorenzo Bini e sui piedistalli in onice di Pietro Franceschini, le cui venature nere si abbinano alla palette di colori degli oggetti per la casa.
Rick Owens – Dialog with Emerging Italian Designers sottolinea l’importanza del dialogo, che per essere interessante deve avere due punti di vista differenti, mai troppo simili tra loro, altrimenti risulterebbe piatto. Attali, nel rappresentare l’influenza mondiale di Rick Owens, vuole omaggiare le qualità uniche del design italiano, e poterlo fare durante un’edizione così importante della Milano Design Week rappresenta un onore per ambedue le parti, dando valore anche all’etimologia della parola Philia, ovvero la “più alta forma d’amore” in greco.
di Agnese Pasquinelli