Al via dal 2 al 12 novembre la seconda edizione del JAZZMI di Milano, festival nato per rappresentare la storia e l’evoluzione del jazz e dei suoi grandi interpreti. L’anno scorso il progetto era stato una scommessa, quest’anno si professa una certezza. Lo testimonia la grande partecipazione di enti e sponsor che hanno deciso di aderire: Assessorato alla Cultura di Milano, Ministero per i Beni e le Attività culturali, Intesa Sanpaolo, Flying Blue, Hamilton. I punti nevralgici saranno come lo scorso anno il Blue Note, tempio sacro del jazz mondiale, e il Teatro dell’Arte, luogo di incontro di teatro e musica.
Il programma è ricco e variegato, fatto di appuntamenti che coinvolgono sia maestri indiscussi della storia del jazz, sia artisti emergenti, sperimentatori di nuove forme e linguaggi, che mescolano il genere ad altre musiche, che lo contaminano di altre influenze. Concerti e non solo, perché in calendario ci sono anche film e documentari, mostre fotografiche, incontri, laboratori, masterclass con i musicisti. Novità sono proprio le sezioni tematiche, che suddividono la mappa della città: Free, Art, Movies, Artist, Stories, Books, Kids, Night & Day, Lacittàintorno, Jazzdo.it.
Tanti nomi da segnare in agenda: Stacey Kent, Lee Konitz, Al Di Meola, Ben L’Oncle Soul, Mauro Ottolini, Mike Stern & Dave Weckl Band, Shabaka & The Ancestors, Rob Mazurek & Jeff Parker, Makaya Mc Kraven, Franco D’Andrea, Ghost Horse , Joe Lovano Classic Quartet, Francesco Bearzatti Tinissima Quartet.
Attesi i due artisti di punta del jazz italiano, Stefano Bollani e Paolo Fresu: il primo con una serata omaggio alla città, Nato a Milano, all’Auditorium LaVerdi; il secondo, accompagnato da Daniele Di Bonaventura, con Altissima Luce, concerto dedicato al Laudario di Cortona, la più antica collezione di musica italiana, che si terrà all’Hangar Bicocca.
Previsti appuntamenti anche per i bambini con Giocajazz di Massimo Nunzi, e altri progetti ludici ed educativi. Un JAZZMI che dal centro suonerà anche nelle periferie, nei teatri e nei quartieri; undici giorni di musica che demoliscono l’idea del jazz come genere d’élite, ostico e complesso all’ascolto, e che si dimostra invece, così come la musica in generale, assolutamente fruibile a tutti.
di Denise Rotondi