La leggenda narra che a soli 24 anni, visitando la Xerox Corporation a Palo Alto, in California, esclamò: “Ora fatemi vedere le stanze segrete. Perché io un giorno rivoluzionerò questo posto”.
E la rivoluzione c’è stata. In pochi anni, è nato il marchio digitale più famoso al mondo, la Apple, e la tecnologia si è trasformata grazie all’intraprendenza e alla lungimiranza di un ragazzo.
Il genio “visionario” Steve Jobs, come tutti lo avevano ribattezzato, è scomparso all’està di 56 anni, dopo una lunga malattia. Sono nate dalla sua mentre creativa le invenzioni che hanno cambiato l’era digitale: dai computer iMac, all’Ipod passando per l‘Ipad.
In ciascun settore, Jobs ha imposto un trend: trasformazioni profonde nel modo di navigare Internet, ascoltare musica o leggere i giornali. Ha rivoluzionato anche l’esperienza commerciale inventando gli Apple Store, luoghi di ritrovo che oggi segnano l’omogeneizzazione di una cultura globale da San Francisco a Pechino.
Non solo innovatore in campo tecnologico, dunque, ma anche guru, comunicatore e venditore, fino a diventare quasi il capo di una “religione laica” con seguaci nel mondo intero.
Già nella prima fase con il Macintosh (1984), la Apple si era infatti distinta per due qualità originali: la semplicità e modernità degli interfaccia grafici, la cura per il design di un prodotto come il pc che all’epoca aveva un’immagine dimensione esclusivamente funzionale e utilitaristica.
Farewell, Mr Jobs.
Arianna Giunti