POSThome è una residenza contemporanea figlia delle necessità emerse durante il lockdown e del talento di Claudia Campone, fondatrice dello studio ThirtyOne Design. Il ruolo di piattaforma ricoperto da POSThome si conferma fondamentale specialmente in questo periodo, e tramite POSTvoices vuole toccare i cuori di tutti, perché dove c’è cuore c’è casa. Il primo appuntamento, dal titolo “L’innovazione tecnologica nell’abitare la casa e la città”, si è tenuto qualche giorno fa in streaming e vi ha partecipato un pubblico di addetti e appassionati ai lavori. La discussione nata dall’esperienza e dalle necessità del momento ha permesso di far emergere quanto l’approccio alla tecnologia sia completamente cambiato in questo ultimo anno.
Un approccio smart
In una cornice di vita quotidiana dove il modo di vivere lo spazio è totalmente cambiato, e con lui la relazione che si ha con esso, è fondamentale una ridefinizione dell’esperienza residenziale e urbana dal Micro al Macro. Proprio in questo processo, la tecnologia si è rivelata fondamentale alleata nella riscrittura dell’abitare e del vivere contemporaneo. La designer Claudia Campone ci dimostra come, partendo dal tema La città equa e sostenibile della MDW, POSThome si riveli come tale. 50 metri quadrati nel quartiere milanese Città Studi, una riformulazione di scelte progettuali e stilistiche nel momento del lockdown, proprio quando tutto si è fermato, questo progetto invece ha spinto sull’acceleratore.
Il binomio tecnologia e buona qualità di vita è sempre più richiesto, e Francesco Cordani, Head of Marcom di Samsung Electronics Italia, afferma quanto sia rilevante il concetto “learn by doing”: laddove nasca una nuova esigenza, è il singolo a reinventare la situazione. Anche la Vicesindaco del Comune di Milano Anna Scavuzzo riflette sul significato di Milano smart city resiliente, e dopo aver definito l’amato capoluogo lombardo “una città intelligente che si fa domande e crea percorsi di risposte”, invita tutti a omaggiare Milano, una città fiorente e sempre curiosa.
Alla fine del confronto, dove smart è l’espressione più collaudata nella conversazione, tutti sono d’accordo sulla necessità di reagire agli stimoli costruendo percorsi con quanta più creatività possibile, al fine di intraprendere un percorso di ricostruzione facendosi aprire la strada dalla pragmaticità.
di Sara Steccanella