Esiste un modo per combattere lo scorrere del tempo e la paura della morte? Si può raggiungere l’infinito e divenire immortali?
Il codice per disinnescare l’ordigno giace nascosto fra le pagine di “Ogni storia è una storia d’amore”, al termine di un viaggio straordinario tra epoche e continenti, drammi e lieto fine di donne incredibilmente audaci, ultima meraviglia dello scrittore e sceneggiatore palermitano Alessandro D’Avenia.
Zelda Fitzgerald, Alma Hitchcock, Jeanne Modigliani, Edith Tolkien sono solo alcuni dei nomi di muse e amanti, artiste e compagne, volti a incarnare l’intelligenza del cuore, che rischia e affronta ogni fase del dolore, alla ricerca dell’unica salvezza: l’esistenza che dipende dalla co-esistenza.
Filo conduttore del romanzo, la storia di tutte le storie d’amore, il mito di Orfeo ed Euridice, narrata da Ovidio nelle Metamorfosi. “Nessuno di noi conosce il mondo dei morti se non ha qualcosa o qualcuno per cui morire. Amando Euridice, Orfeo è costretto a fare esperienza della morte, perché per amare veramente bisogna rischiare la vita, sporgersi sull’abisso di ciò che non si conosce, entrare in un territorio che potrebbe essere l’origine della felicità, senza però averne il dominio. Questo è il rischio dell’amore: smettere di controllare la vita, accettare la paura di essere mortali e cominciare a essere realmente viventi, addentrandosi proprio nelle terre governate da Persefone e Ade”.
Pagina dopo pagina, l’autore narra con maestria e delicatezza il percorso travagliato di ogni individuo, alla ricerca della chiave dell’enigma, di una verità alla portata di tutti, ma destinata a pochi. Ancora una volta, leggere un romanzo di D’Avenia diviene un’avventura introspettiva senza pari, e ci si ritrova dentro se stessi, in un luogo dove all’improvviso è chiaro quel che conta realmente; non bisogna più vergognarsi di ciò che erroneamente si scambia per fragilità.
Senza ombra di dubbio, “Ogni storia è una storia d’amore” rappresenta il fiore all’occhiello della sua produzione, in cui diversi temi si sono intrecciati negli anni, per poi ritrovarsi nell’analisi matura dell’interrogativo più comune: l’amore salva? La risposta, come il senso di tutte le cose, risiede ancora una volta nella ricerca del meraviglioso: “Solo la poesia e la grazia trasformano il dolore in bellezza, la morte in vita. Sono cose per sopravvissuti”.
di Ginevra Bonina