Una Palermo affascinante, bellissima, ma insanguinata dai delitti di mafia. Quello che Giuseppe di Piazza ha voluto raccontare nel suo nuovo libro I quattro canti di Palermo (edizioni Bompiani, 17 euro) è il volto del capoluogo siciliano durante la Seconda guerra di mafia nei primi anni Ottanta. Il protagonista, un giovane cronista di nera, cerca di sopravvivere nella capitale siciliana, nel terribile ambiente in cui si consuma il massacro mafioso. Intorno a lui si susseguono quattro storie di violenza, quattro canti di disperazione di una città troppo difficile per un ragazzo. I suoi “occhi di sonno”, per via delle tante notti passate al lavoro, gli mostrano storie difficili, come quella di un mafioso che non vuole diventare killer, e di una figlia in cerca del proprio onore. Le sue giornate vivono un equilibrio complicato: non è facile dimenticarsi il colore rosso del sangue che tinge i suoi articoli; e il suo lavoro e finisce per divenire un’ossessione nella sua vita privata. L’unico modo per dimenticarsene è quello di gettarsi nell’amore fugace, nel sesso e nelle note musicali. E così riesce a trovare pace solamente nella sua casa e nei momenti passati con alcune donne che passano di lì lasciandosi sollevare ascoltando la lettura di alcuni pezzi de Il Rosso e il Nero di Stendhal. Bisogna ricordare che Quattro canti è anche il nome di una delle piazze più belle di Palermo, una piazza ottagonale all’incrocio delle due vie principali, cuore del capoluogo, in quegli anni ’80 distrutto dalla mattanza mafiosa. Giuseppe di Piazza, scrittore giornalista e fotografo ha lasciato una promessa: le storie da raccontare sono ancora molte, I quattro canti di Palermo potrebbe avere un suo seguito.
Ilaria Forastieri