“Una storia d’amore”: è questa la definizione di Isabel Allende per il suo nuovo romanzo “L’amante giapponese”. San Francisco, 2013. L’ottantenne Alma ci guida dentro al viaggio della sua vita attraverso gli occhi di Irina, un’ infermiera che lavora nella casa di riposo dove soggiorna l’anziana donna. Un luogo lontano dagli stereotipi: ci troviamo a Lark House, una residenza all’avanguardia per artisti colti ed intellettuali facoltosi.
Incuriosita dai misteri che avvolgono l’esistenza di Alma, Irina si avvicina alla donna sfogliando insieme a lei le pagine della sua storia d’amore passata e nel frattempo, un preziosissimo incontro è alle porte. Anche per lei, nella routine della quotidianità, si spalanca l’opportunità di sperimentare la dolce potenza di un sentimento autentico.
Ricordi indistruttibili e passioni ancora accese ci trasportano nella magia di questo romanzo, dove le vicende delle due donne si intersecano nella sospensione di una dimensione senza tempo. Sono infatti Alma e Irina a far affiorare la ricchezza dei loro vissuti, ma siamo noi a riconoscerci nel segreto dei desideri più profondi che si sa, rimangono eternamente accesi.
Isabel Allende, icona femminile della letteratura, mette al centro la forza di un amore che attraversa le generazioni, su uno sfondo terribile che conosciamo ancora poco: le deportazioni dei giapponesi durante la Seconda Guerra mondiale. Il messaggio è chiaro: Omnia vincit amor, l’amore vince su tutto, basta saper tener viva la memoria e soprattutto, basta saper aprire il cuore.
Di Giulia Hansstein