E’ una combinazione nuova quella scelta da Eleonora Marangoni per il suo saggio “Proust. I colori del tempo“, edito il 18 febbraio da Electa. L’autrice infatti ha deciso di concentrarsi sulla componente artistica e visiva dell’opera di Marcel Proust “Alla ricerca del tempo perduto”, considerata tra i massimi capolavori della letteratura e della filosofia .
Perché il colore? E perché la Recherche, opera tra le più complesse mai scritte, analizzata e studiata innumerevoli volte? Forse perché parla di un tema caro a noi tutti, il tempo; perduto, forse ritrovato, che corre e scappa, o magari siamo noi a fuggirlo.
Tempo come ricordo, malinconico ma anche gioioso. Ma allora, perché il colore? Perché è ovunque. E Proust è talmente visivo nelle sue descrizioni da abbinare – volontariamente? Chi lo sa – un colore a una sensazione, un personaggio, un momento. Il tempo diventa colore e quello dei colori è un sentiero che può guidare qualsiasi lettore che voglia avvicinarsi alla Recherche con un tocco di originalità in più rispetto al solito.
Non solo gli appassionati di letteratura e filosofia, ma anche gli amanti dell’arte potranno apprezzare questo saggio, arricchito nella parte finale da un pregevole atlante di ben 90 illustrazioni, raffiguranti tutti i dipinti e le opere citate da Proust.
Il trionfo del colore si celebra qui: rosa, verde, blu, oro, rosso. Sono loro a farci da guida nelle profondità dell’opera proustiana, in un’inedita rivisitazione che si potrebbe chiamare, ricalcando la sua più celebre gemella “À la recherche du couleur perdu”.
La riflessione filosofica si sposa con le emozioni che l’arte e il colore ci regalano, in un mix originale che vuole avvicinare un pubblico sempre più vasto alla vera letteratura.
di (Martina Porzio)
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