Banana Yoshimoto, classe 1964, non pensa minimamente d’ arrestare la sua personale scalata verso il successo. Questa volta, l’ ennesimo tassello di un mosaico quanto mai perfetto, si intitola “Moshi moshi” (l’equivalente del nostro pronto al telefono). Tornata dopo più di vent’anni di successi, particolarmente apprezzata dai lettori di varie parti del globo, e legata alla nostra penisola da un particolare affetto, la scrittrice non ha mai fatto segreto del suo più grande desiderio: aggiudicarsi il Premio Nobel per la Letteratura. Da sempre contro la guerra e ogni forma di violenza, affronta temi spesso ricorrenti, come l’amore, l’amicizia, gli effetti della perdita sull’animo umano e la potenza della famiglia.
Proprio quest’ultimo argomento sembra emergere maggiormente nell’ultimo romanzo che si svolge tutte tra le vie del piccolo quartiere di Shimokitazawa, a Tokyo. Protagoniste al femminile sono una madre e una figlia costrette a fare inaspettatamente i conti con la perdita di un marito e di un padre coinvolto in un suicidio d’amore voluto da una donna misteriosa. Convinte di dover percorrere strade diverse per poter superare un avvenimento simile, le due riscopriranno invece la forza di un legame primordiale. Stanche di sottostare a quell’imperativo ingannevole secondo cui “i problemi non si possono risolvere se gli adulti non si comportano da adulti”, iniziano a capire che vivere significa procedere senza tralasciare o lasciare ciò che è stato. La loro vita, così,diviene il racconto di una forte sofferenza e di qualche felicità inattesa, di una rinascita tra sapori e piccoli bistrot lontani dalle nostre occidentali abitudini.
Disponibile nelle nostre librerie solo da poche settimane, risulta difficile fare pronostici. Risulta invece più facile individuare la presenza, ancora una volta, di quella leggerezza nello stile che sembra caratterizzare l’autrice fin dal suo fortunato esordio avvenuto con “Kitchen” nel 1988.
Informazioni
Moshi Moshi di Banana Yoshimoto
Feltrinelli – pag. 208
13 euro
(di Simona Di Via)
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