È da “Video Games”, il suo primo brano di successo rilasciato nel 2011 e che ha contribuito a farla conoscere al grande pubblico, che Lana Del Rey – pseudonimo di Elizabeth Woolridge Grant – per i critici è sinonimo di “tristezza”. Effettivamente la discografia della cantante è perlopiù caratterizzata da brani dai toni malinconici e dalle tematiche talvolta decisamente profonde per essere apprezzate a pieno, ma ciò non significa che Lana Del Rey sia solo questo.
Come lei stessa vuole dimostrare con la sua ultima uscita “Blue Banisters” – il suo ottavo studio album, rilasciato il 22 ottobre in formato fisico e digitale sulle piattaforme di streaming – allontanarsi dai social e dalle critiche, da tutto il mondo “tossico” che si cela dietro internet, le ha permesso di effettuare un introspettivo viaggio dentro di sé, rendendo questo album il più personale rilasciato finora.
Blue Banisters: mettersi a nudo nel mondo del pop
Non è certo una novità ritrovare le esperienze personali di Lana Del Rey nelle sue canzoni, ma Blue Banisters rappresenta decisamente la parte più profonda della cantante, quella più vulnerabile. Alcuni brani inediti (“Nectar Of The Gods”, “If You Lie Down With Me”) sono ripresi dal periodo 2013-2014, quello del suo album Ultraviolence, dalle sonorità meno folk dei suoi ultimi lavori.
La Del Rey sembra focalizzarsi per tutto l’album sull’intensità delle sonorità del pianoforte con numerose piano ballads, arrivando a una svolta interpolando “Il Triello” – in inglese, The Trio – di Ennio Morricone nella sua “Interlude – The Trio”, che riprende un beat tipico della trap, lasciando inizialmente un po’ spiazzato l’ascoltatore.
Nuovi e vecchi, inaspettati ed esperti collaboratori
Per la stesura dei testi, che sembrano quasi poesie, la cantante si fa accompagnare in questo intimo e personale viaggio da penne più che celebri: Alex Turner e Miles Kane, membri del supergruppo The Last Shadow Puppets nonché leader (ex-leader, nel caso di Kane) rispettivamente di Arctic Monkeys e The Rascals.
Inaspettata invece la collaborazione con il padre e la sorella nella canzone che chiude l’album, “Sweet Carolina”, che risulta meno introspettiva rispetto al resto del contenuto presentato nel disco, quasi comica, menzionando Iphone 11, criptovalute, e chiudendo con un sospirato “Fuck you, Kevin”.
Lana Del Rey si chiude in se stessa, cancella i social e sparisce dai radar, per poi aprirsi completamente con il grande pubblico attraverso i testi e le musiche di Blue Banisters. Come con i cantautori di una volta, è difficile non farsi trasportare dalle emozioni mentre si viaggia con la mente seguendo le parole di queste canzoni – così evocative che sembra di vivere con lei il momento descritto – completamente immersi nelle melodie.
Con l’eleganza che la contraddistingue da sempre, Lana del Rey riesce a farci innamorare di lei e della sua narrazione anche questa volta, riportandoci agli albori della sua carriera con delle sonorità che ricordano le sue prime pubblicazioni.
Blue Banisters è un album per nostalgici, uno di quelli che si ascoltano in una grigia domenica di novembre, preferibilmente sorseggiando un bicchiere di vino rosso: risulta quindi perfetto per queste giornate autunnali, dove un il calore delle melodie di un pianoforte e di una voce delicata può accompagnare benissimo il cuore e la mente di chi lo ascolta.
di Cristina Camporese