Il settore dello spettacolo rischia il collasso: nasce SCENA UNITA

SCENA UNITA

SCENA UNITA, parola chiave: reinventarsi

Sono passati otto mesi da quel famoso 9 Marzo, giorno in cui l’Italia ha iniziato a boccheggiare leggendo un decreto di circa cinquanta pagine. Eppure ancora non sapevamo che sarebbe stato il primo di una lunga serie. Ad oggi la Nazione non respira ancora a pieni polmoni, tutt’altro. Abbiamo però messo in atto il nostro istinto primordiale: la sopravvivenza. E ci siamo reinventati tutti, a modo nostro, per poter sopperire i danni della pandemia.

I ristoratori portano il cibo a casa scrivendo frasi motivazionali sulla busta, le estetiste si improvvisano video-maker creando tutorial su come depilarsi le sopracciglia in modo impeccabile e i professori universitari gestiscono classi di cento ragazzi direttamente dal salotto di casa, con i figli che strillano nella cameretta di fianco. Ci sono però settori che non possono fare altrettanto, hanno buchi neri incolmabili. L’ambito dello spettacolo è uno di questi perché va avanti con lo spettacolo stesso. La sua spina dorsale è fatta di un pubblico vivo, di fan emozionati, di persone che di fronte ad una canzone amplificano i loro cinque sensi. É fatto di interconnessioni che il virus ci ha tolto.

Le conseguenze su tutta la filiera produttiva – di cui fanno parte i lavoratori e le piccole imprese con margini davvero irrisori – sono disastrose: c’è la concreta possibilità che l’intero comparto non perduri. L’emergenza sanitaria ha condotto ad un peggioramento progressivo del settore in termini economici che oggi fa tramontare intere carriere delle persone che vi operano. Il rischio che il sistema collassi è una vivida realtà.

Dall’Humanitas a SCENA UNITA

In questa giungla di sconforto è però emersa la forza per riaccendere una luce. La voglia di crederci ancora si è basata su un concetto antico come l’uomo, dal latino, l’humanitas. Il principio si trova enunciato per la prima volta in un passo famoso di una commedia di Terenzio, l’Heautontimorumenos, dove un personaggio di nome Cremete vide che nella vita di un altro personaggio, Menedemo, c’era qualche dispiacere, qualche motivo di preoccupazione e di sofferenza. Alla protesta di Menedemo contro l’indebita intromissione in affari altrui, Cremete rispose richiamandosi al suo dovere e diritto di essere umano, che non si sente alieno a nessun dolore del prossimo: “Sono un uomo e niente di ciò che riguarda l’uomo mi è estraneo”. Interpretare questo passo è semplice, lo abbiamo fatto per anni, alcuni lo hanno addirittura studiato approfonditamente. Adesso però, lo stiamo vivendo.

Nasce così SCENA UNITA, la risposta del mondo degli artisti per supportare in modo diretto e concreto quei lavoratori senza i quali la loro arte non può prendere forma; il fondo in cui il mondo degli artisti si è fuso con quello degli enti privati per dare un contributo tangibile alla filiera, cercando anche di guardare ad un possibile futuro. Il tutto è gestito da CESVI – organizzazione umanitaria laica ed indipendente, fondata a Bergamo nel 1985 – in collaborazione con La Musica Che Gira e Music Innovation Hub.

La conferenza stampa, condotta elegantemente da Cristina Parodi, ha visto in studio numerosi artisti, alcuni fisicamente, altri collegati in modo digitale: Achille Lauro, Calcutta, Gianna Nannini, Gianni Morandi e molti a altri. É Fedez ad aprire le danze. Conciso, assertivo e mai banale, riesce egregiamente a mettere al servizio la sua capacità comunicativa per spiegare il progetto in modo minuzioso. “Ci tengo a sottolineare che non sono il portavoce di SCENA UNITA, bensì è un’iniziativa di gruppo con triplice valenza: creare un ambiente di forte coesione che possa distendere un clima sempre più diviso; recuperare più fondi possibili per poter aiutare quei lavoratori che permettono a noi stessi di mettere in scena ciò che facciamo; aiutare ed agevolare” afferma risoluto il cantante. Emerge dalle sue parole la voglia di dare una svolta ad un settore, quello delle maestranze della musica e dello spettacolo, che è sempre stato frammentato, motivo preesistente alla pandemia, ma che, quest’ultima, ha esaltato.

Pionieri di solidarietà

É bello vedere come, in una pentola di delusione, sia nato un moto spontaneo di collettività e senso civico proprio dalla responsabilità degli artisti. Sono loro stessi che, uscendo dalle proprie torri d’avorio di successo, hanno scelto di impegnarsi in prima persona. “Sarebbe stato uno sforzo troppo grande chiedere un contributo da parte dei cittadini, che si sono già largamente spesi. Con un po’ di genio e creatività si può fronteggiare il problema. Nella pancia di questa iniziativa vivono due anime” continua Fedez “una verte a dare assistenzialismo ai lavoratori, l’altra ambisce a destinare una parte del ricavato a fondo perduto, per progetti futuri”.

SCENA UNITA è patrocinata dal Ministero dei Beni Culturali che, in corso d’opera, aiuterà a fornire tutti i criteri, anche i più capillari, per poter accedere ai fondi. Ad oggi, in due settimane, sono stati raccolti 2 milioni di euro grazie all’adesione di Amazon Prime Video, che ha deciso di supportare la comunità creativa e i lavoratori del settore donando 1 milione di euro, e altri brand come Banca Intesa San Paolo, Estetista Cinica, Fendi, Vertigo, Friends&Partners, Magellano Concerti, Vivo Concerti, Live Nation, Arcobaleno, Tre Srl, Sony Music Entertainment Italy, Warner Music, Endemol Shine, Fremantle Italia, Layla Cosmetics, Sisterhood Srl, Trident, BPM Concerti, 42 Records, Bomba Dischi, Eclectic, DNA Concerti, Tanta Roba, Alchimia. Chiunque  potrà  donare  attraverso  la  piattaforma  di  crowdfunding  ForFunding.it  messa  a disposizione da Intesa San Paolo. I clienti della banca, tramite  gli oltre  7.000  sportelli  ATM  di  Intesa  Sanpaolo,  potranno  anche  donare  1  euro  a progetto in modo rapido ed intuitivo durante l’operazione di prelievo.

Quest’opera di coesione, che vede gli artisti testimoni di un cambiamento, garanti di un progetto e pionieri di una solidarietà mai vista prima, mira a riaccendere i riflettori su scenari ormai spenti. “Crollare è un sacrosanto diritto, rialzarsi un dovere” e loro, i fautori di quella musica che ci accompagna ogni giorno nelle AirPods mentre andiamo a lavoro, incarnano questo grido di speranza e unione.

 

di Cristiana Storelli

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