Pino Daniele – Nero a metà: il tributo cinematografico al maestro della musica napoletana

Disponibile dal 4 al 6 gennaio 2025 in oltre 200 sale italiane, Pino Daniele – Nero a metà è un’occasione unica per celebrare l’eredità di uno degli artisti più amati d’Italia.

a cura della Redazione

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Il prossimo gennaio, dal 4 al 6, il documentario Pino Daniele – Nero a metà arriverà nelle sale italiane, portando sul grande schermo una celebrazione emozionante della vita e della carriera del leggendario artista napoletano. L’opera, distribuita da Eagle Pictures, non è solo un omaggio al talento di Pino Daniele, ma anche un’intensa testimonianza di affetto e passione da parte di chi lo ha conosciuto e amato. La conferenza stampa che ha seguito l’anteprima ha offerto uno spunto prezioso per comprendere meglio la visione che ha guidato il progetto.

Una narrazione intima e profonda

Durante la conferenza, Stefano Senardi, amico e storico produttore di Pino Daniele, ha sottolineato come l’intento principale fosse quello di raccontare la figura di Pino Daniele con una visione autentica e priva di retorica. Il film si concentra in particolare sulla prima parte della sua carriera, quella che ha visto l’artista rivoluzionare la musica italiana. «Abbiamo cercato persone che fossero state vicine a Pino, e anche ragazzi giovani, per mostrarne la continuità con la rivoluzione che ha portato a Napoli», ha affermato Senardi. L’approccio del film non è stato quello di “spettacolarizzare” la sua morte, ma di celebrare la sua presenza e il suo impatto duraturo.

Un viaggio nel cuore di Napoli

Pino Daniele, come ha ricordato Senardi, non è solo un artista; è un simbolo di Napoli. Il documentario non si limita a raccontare la sua musica, ma fa di Napoli una protagonista, come riflesso della sua anima e della sua forza. «Napoli è una città che ha sempre tirato su la testa, anche nei momenti di sofferenza», ha osservato il regista. La città, bombardata durante la Seconda Guerra Mondiale e mai veramente abbattuta, diventa il palcoscenico ideale per l’arte di Daniele, che ha saputo dare voce alla sua gente.

Tullio De Piscopo, batterista storico di Pino, ha rievocato con emozione la loro lunga carriera insieme, ricordando come la musica fosse per loro una passione condivisa, non un lavoro. «Non facevamo prove, andavamo direttamente a suonare, e la musica era pura energia», ha dichiarato. Una testimonianza che fa emergere il legame profondo tra gli artisti.

Scelte registiche e sonorità

In fase di produzione, gli autori del film hanno scelto con cura le testimonianze da includere, privilegiando persone che avevano vissuto fianco a fianco con Pino Daniele. «Abbiamo cercato voci che potessero raccontare Pino con un’angolazione personale, lontana dai cliché», ha spiegato Senardi. La fotografia e la regia, infatti, si concentrano su un’immagine di Napoli che non è quella “da cartolina”, ma una Napoli vera, intensa, fatta di contrasti e luci nascoste. «Abbiamo voluto mostrarla nei suoi luoghi più autentici, lontano dai luoghi comuni», ha aggiunto Senardi.

Il film come tributo alla musica e alla cultura partenopea

Pino Daniele non ha solo rivoluzionato la musica, ma ha anche rappresentato una voce di resistenza per Napoli, un punto di riferimento per tutta una generazione di artisti. Il concerto storico in Piazza del Plebiscito, ad esempio, è stato ricordato come un momento epocale, che ha trasformato una piazza disordinata in uno dei luoghi più simbolici della città. A questo proposito, Senardi ha voluto includere nel film il racconto di quei momenti, che restano impressi nella memoria collettiva: «Un popolo che ricomincia a ridere», ha detto, «è un messaggio che Pino ha dato a Napoli, e a tutta Italia».

La sfida del documentario: l’assenza della famiglia di Pino Daniele

Una domanda inevitabile riguarda l’assenza della famiglia di Pino Daniele nel progetto. Stefano Senardi ha spiegato che la decisione di non intervistare i familiari non è stata casuale, ma una scelta rispettosa, per non distogliere l’attenzione dal messaggio artistico. «Non volevamo entrare in dinamiche familiari complicate. Il nostro obiettivo era celebrare l’arte e la figura di Pino come l’abbiamo vissuta noi», ha dichiarato. Nonostante l’assenza della famiglia, il film si concentra sulla forza della sua musica, sul legame che Pino ha creato con Napoli e con la cultura musicale globale.

Un amore per la musica che non svanisce mai

Infine, l’esperienza di vedere il documentario è stata per tutti i presenti un’occasione di rivedere non solo un artista, ma un’epoca. Tullio De Piscopo ha dichiarato con emozione che, rivedendo le immagini, si è sentito di nuovo parte di quel viaggio incredibile con Pino. Un viaggio che non ha mai smesso di essere in movimento, proprio come la musica di Pino Daniele. Il documentario, quindi, non è solo un film: è un atto d’amore per la musica, per Napoli e per una leggenda che non smette mai di ispirare.

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